Lucca, 27 dicembre 2013 - Era ricercato dal settembre del 2009, allorquando si era reso irreperibile, dovendo scontare la pena residua di un anno e mezzo di reclusione. Era stato condannato a più di cinque anni per traffico internazionale di cocaina. In seguito era stato colpito da altre condanne definitive per bancarotta fraudolenta ed appropriazione indebita e la pena cumulativa era divenuta di ben 9 anni e due mesi. Claudio Decimo Bindi, 46enne,  era un personaggio noto nella Lucchesia. Imprenditore prima nel settore cartario e poi in quello orafo, nel 1995 era incappato in una storia di droga, accusato di essere inserito in un traffico di cocaina proveniente dal sud America e subendo per questo una pesante condanna. In seguito, nel prosieguo della sua attività lavorativa, aveva anche aperto un’ oreficeria a Capannori, Fraz. Lunata, la quale però non aveva avuto particolare successo. E’ stato localizzato in Germania, dopo un’indagine del Nucleo Investigativo, diretta dal Dott. Piero Capizzoto della Procura di Lucca, durata quattro mesi e condotta con i metodi classici della ricerca dei latitanti. Sono stati controllati i movimenti dei suoi famigliari più stretti, le loro abitudini, i rapporti che questi intrattenevano con altre persone, i movimenti bancari. E’ quindi emerso che, come ogni latitante, anche Bindi manteneva i rapporti con le persone a lui care, residenti in Toscana, con le quali, adottando tutte le precauzioni del caso, si sentiva per telefono e di tanto in tanto li incontrava, venendo da loro raggiunto in Germania.

Era proprio questa la nazione scelta da Bindi per sottrarsi alle ricerche dello Stato Italiano, dove si era costruito una nuova vita, una nuova relazione sentimentale culminata con la nascita di una bimba; un posto di lavoro regolare, tanto da mantenere la sua vera identità, avendo infine nella disponibilità, addirittura due abitazioni ed in una di queste stava eseguendo dei lavori di ristrutturazione, con manodopera che lui stesso provvedeva a pagare, al fine di poter quanto prima far trasferire anche i suoi famigliari residenti in Italia. Gli investigatori, attraverso una meticolosa attività tecnica, sono riusciti a ricostruire i movimenti del latitante, ad individuare le modalità con le quali teneva i rapporti con i famigliari, in particolare con la mamma ed il fratello, residenti rispettivamente  a Pescia (PT) e Altopascio, con i quali si sentiva più frequentemente. Il ricercato era comunque molto attento nell’eludere le investigazioni finalizzate al suo rintraccio, utilizzando utenze di telefonia mobile tedesche non a lui riconducibili, con le quali comunque intratteneva solo brevi conversazioni in linguaggio criptico o addirittura utilizzava solamente degli squilli ai quali venivano attribuiti particolari significati, tutti comportamenti abilmente decodificati dai carabinieri attraverso una puntuale e scrupolosa attività di ascolto prima e di rielaborazione ed interpretazione dei dati dopo.

Le indagini consentivano inizialmente di escludere, come si poteva ipotizzare, che il latitante si fosse rifugiato in Sud America, poi si è appurato che era in Germania, ad una distanza di circa 140 chilometri da Lipsia, infine si è giunti all’individuazione della città ove si nascondeva, ovvero Auerbach/Vogtland ed al suo preciso domicilio tedesco; inoltre il ricercato poteva disporre di un'altra abitazione a Monaco. Tutte le notizie, attraverso gli uffici dell’Interpool, sono state veicolate alla Polizia tedesca, con la quale i militari del Nucleo Investigativo hanno lavorato in perfetto collegamento, fino quando si è avuta certezza della presenza del ricercato, che è stato bloccato fuori dalla sua abitazione, senza che lo stesso opponesse alcuna resistenza. La posizione di Bindi sarà posta al vaglio dell’autorità giudiziaria tedesca, che darà autorizzazione all’estradizione ed al rientro in Italia, ove il soggetto dovrà scontare la lunga pena detentiva. Sono in corso ulteriori indagini al fine di accertare se il latitante abbia ricevuto da parte di terze persone sostegno e appoggio logistico finalizzato ed eludere le ricerche ed a sottrarsi all’esecuzione della pena.