Lucca, 19 luglio 2012 - «Mi faceva impazzire di gelosia, ma non riuscivo a lasciarla, perché lei mi aveva fatto una “fattura”, un malocchio... Non ne potevo più. Ero prigioniero del suo sortilegio, allora ho capito che l’unica via d’uscita era ucciderla. Ho preso l’arma e sono andato all’appuntamento...». Non è un racconto d’altri tempi, un polveroso romanzo «gotico», purtroppo, ma la fredda confessione di Igor Paolinelli (nella foto), ex agente immobiliare lucchese di 41 anni, che la sera del 17 aprile 2011 uccise con sei colpi di pistola calibro 38 la fidanzata 44enne, Laura Giannarini. Le dette appuntamento vicino casa, con la scusa di un chiarimento, ma appena se la trovò davanti portò a termine in mezzo alla strada il suo folle piano omicida. Si può morire ancora per la paura del «malocchio», in questa nostra società ipertecnologica e apparentemente iper-razionale, dove le luci della ribalta non riescono però mai ad illuminare i tanti, troppi angoli bui.
 

ERA PAZZO Igor Paolinelli quando massacrò la povera Laura a colpi di calibro 38, convinto di rompere una rito di «magia nera» che lo opprimeva? Ha ucciso spinto dalla follia? Oppure era tristemente lucido e «prigioniero» sì, ma solo di una sub-cultura strisciante? Sono gli interrogativi che giudice, pm e avvocati hanno girato da tempo ai rispettivi consulenti psichiatrici, che finalmente hanno consegnato e illustrato le proprie perizie nell’udienza preliminare di ieri, svoltasi a porte chiuse davanti al gup di Lucca, Giuseppe Pezzuti. Le conclusioni? Tutte diverse. Ognuno ha letto a modo suo la mente dell’assassino.

 

Secondo il professor Mario Di Fiorino, consulente dell’avvocato difensore Filippo Tacchi, l’omicida, affetto da un disturbo bipolare, non era affatto in grado di intendere e di volere quando premette il grilletto. Per il consulente del pm Elena Leone, il professor Mauro Mauri, invece, Igor Paolinelli era perfettamente sano di mente, semmai condizionato da una sottocultura che incredibilmente assegna ancora un valore a fenomeni di superstizione. Identiche le valutazioni dello psichiatra Giovanni Placidi, consulente scelto dall’avvocato di parte civile Lodovica Giorgi. Per il gup, si sono infine espressi i consulenti Angelo Addabbo e Giovanbattista Traverso dell’Università di Siena. Risultato: un vizio parziale di mente. La volontà di Igor in quel momento era «grandemente scemata», quindi l’omicida potrebbe ottenere uno sconto di pena. Lui, reo confesso, ieri ha ascoltato tutto il dibattito in aula senza aprire bocca. Ora toccherà al gup decidere autonomamente in rito abbreviato: sentenza rinviata all’udienza del 31 ottobre. Con una coda polemica dei familiari della povera vittima: ma se Igor era pazzo, perché aveva il porto d’armi?

Paolo Pacini