Lucca, 21 febbraio 2012 - I dati dell'ultimo anno diffusi ieri dall'ispettorato del lavoro e dal comando provinciale dei carabinieri del 2011 relativi alle irregolarità nei rapporti di lavoro tra imprenditore e dipendente e che, riguardano soprattutto, l'edilizia e i pubblici esercizi, infatti, non sono per niente rosei. Più della metà delle ditte controllate sono risultate irregolari, ed è preoccupante anche il dato relativo ai contributi evasi dai datori di lavoro. Se è vero che il lavoro cosiddetto sommerso rimane, rispetto al 2010, pressoché invariato, si registra però un aumento spregiudicato del ricorso a contratti atipici o flessibili non adeguati alle mansioni svolte e, dato ancora più allarmante, un incremento, dovuto alla crisi economica che stiamo attraversando, di lavoratori cassaintegrati che svolgono, non senza rischi, attività in nero. «Si tratta di dati che abbiamo raccolto in collaborazione con il nucleo specializzato dei carabinieri che lavora nel nostro ufficio insieme agli altri ispettori — esordisce il direttore dell’Ispettorato del lavoro Roberto Sarti — e che, nonostante la nostra provincia non sia tra le peggiori in Toscana, devono indurre a riflettere». Vediamoli nello specifico. Su 1.243 ditte ispezionate, 696 sono risultate irregolari sotto vari profili, mentre su 4.528 posizioni lavorative controllate, ben 2.762 sono risultate non in regola.
 

Nel corso delle ispezioni svolte sono stati scovati 474 lavoratori in nero, quindi totalmente sconosciuti al Fisco e agli Enti previdenziali, mentre sono stati accertati contributi e premi assicurativi evasi dal datore di lavoro pari a 1.858.000 euro. Ammontano a 12.475 invece le sanzioni amministrative che hanno colpito gli imprenditori per un importo di 3.600.000 euro. Ottanta, infine, le persone denunciate per il reato di truffa ai danni degli istituti previdenziali e per l’utilizzo di manodopera extracomunitaria clandestina. «Nel 2011 — aggiunge Sarti — sono stati adottati dall’Ispettorato del lavoro a livello provinciale, 38 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale irregolare, soprattutto nell’edilizia e nei pubblici esercizi, mentre esiste la possibilità di ricorrere alla conciliazione, strumento che, in caso di denuncia da parte del lavoratore, mette al riparo il datore di lavoro dall’ispezione e da eventuali sanzioni amministrative. In aumento poi il ricorso alle cosiddette diffide accertative (250 nel 2011) che portano all’ingiunzione a favore del lavoratore di quanto non corrisposto dal datore di lavoro in termini di stipendio o di Tfr».
 

«La Cooperazione proficua e costante tra Ispettorato del lavoro e carabinieri — spiega il colonnello Fedele — ha consentito di dare una risposta sempre più diretta e mirata a quei fenomeni del lavoro sommerso che hanno riflessi negativi sulla tutela della salute e della sicurezza del lavoratori e sul loro salario, provocando così evasione o elusione contributiva, nonché la perdita dei diritti che derivano da un regolare contratto di lavoro. Fenomeni, questi, che sono in grado di compromettere lo sviluppo economico di imprese e imprenditori sani, capaci di cogliere le sfide del mercato e di creare opportunità occupazionali».