LUCCA, 27 dicembre 2012 - In questa affermazione di Giuliano Angeli è racchiuso un po’ il destino di un lavoro affascinante, prezioso, di grande valore artistico, ma che ha difficoltà ad andare avanti. La litografia «Angeli» in via della Zecca così, il 31 dicembre prossimo chiude i battenti. Marchio storico, a Lucca e non solo, adesso potrebbe aprirsi la possibilità di mantenere nella sua sede storica un museo lucchese della litografia. Ma non di più. La tecnologia ha inferto un duro colpo a tante attività artigianali, e le tecniche di stampa antica non fanno eccezione. Giuliano Angeli è l’ultimo litografo lucchese che avrà il duro compito di chiudere tra pochi giorni quella stamperia che il padre aveva aperto nel 1948 grazie a una piccola somma vinta alla «Sisal». Più copie a prezzi più bassi: è sempre questo il segreto del successo. Alla fine del Settecento, quando Alois Senefelder inventò la litografia, ovvero la stampa su pietra (dal greco lìthos - pietra, e graphìa - scrittura), le tecniche in uso, xilografia e acquaforte, furono superate. La pietra litografica, al contrario delle lastre incise di metallo, è una matrice riutilizzabile: lo stampatore lava via il disegno e cancella per sempre il disegno. Per lo stesso motivo oggi la stampa digitale ha soppiantato le tecniche di stampa antiche. Quasi un ricambio fisiologico. Dalla «Litografia Angeli» sono passati tutti gli artisti lucchesi come Antonio Possenti, Gianfalco Masini, Pietro Soriani, Raffaello Di Vecchio, Giovanni Lorenzetti. Ma arrivavano anche da fuori come il fiorentino Primo Conti, l’iraniano Dariush o i viareggini Renato Santini e Marco Dolfi.