LUCCA, 2 novembre 2011 - Ma sono passate tante notti da quando il museo dedicato alla copiosa raccolta di opere d’arte donate nel 1977 dall’Associazione Arti Figurative è solo uno spettro che ogni tanto si appalesa nelle interrogazioni poste da «Per Lucca e i suoi paesi» in consiglio comunale. L’impegno che si assunse il Comune all’epoca era chiaro: l’amministrazione accettava la donazione di 140 opere di pittura, grafica e scultura da destinarsi a un «costituendo museo civico di arte moderna»: delibera consiliare n. 418 del 10 ottobre 1977. Il giallo si infittisce visto che oggi, oltre che del museo, non c’è traccia di due dipinti che figuravano nell’elenco delle opere che l’associazione ha regolarmente catalogate nel passaggio di proprietà al Comune. Il primo è il quadro «Due superfici» di Giorgio Bellandi. Era ospitato a Palazzo Parensi e oggi non c’è più, né lì né in altre stanze degli edifici comunali. Giorgio Bellandi era un artista milanese morto prematuramente nel 1976. Proponeva una pittura astratta di grande trasporto espressionista. Partecipò alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, e fu protagonista di un’intensa attività espositiva sia in Italia che all’estero. Quel suo quadro oggi non si trova più.

Lo stesso si può dire per la «Natura morta» a firma di Ciro Genovesi. Doveva essere in una botte di ferro, alloggiata negli uffici della polizia municipale di Piazzale S.Donato. Invece non si trova: sono le stesse parole che vengono usate nel «report» estratto dall’archivio delle opere che dovevano dare vita a un museo. Due sparizioni misteriose, degne del miglior giallista, che assestano un duro colpo a un patrimonio ereditato senza oneri (al momento senza nemmeno onori) e che all’epoca fu stimato sui 100 milioni di vecchie lire, 50mila euro. «E’ una vergogna – sottolinea l’ex consigliere comunale di “Per Lucca e i suoi paesi” Piero Andreucci —. Non solo il Comune ha tradito e continua a tradire la promessa sottoscritta di creare un museo che dia visibilità alle opere degli artisti che rappresentano grandi firme nel panorama della pittura degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. Ma addirittura si è occupato in modo così distratto della loro custodia che due quadri, uno di Bellandi e l’altro di Genovesi, si sono volatilizzati. Sottoposi io stesso un’interrogazione al sindaco e al presidente del consiglio nel gennaio 2008. Ricordai, senza alcuna risposta concreta, la promessa del museo stabile che tra l’altro fu fatta dal sindaco Favilla in persona, nel suo precedente mandato. Sono opere di grande valore artistico e patrimoniale, che meriterebbero un museo stabile. Con la sparizione dei due quadri, alla vergogna si unisce lo scandalo».