Tra bellezze e misteri: le 10 leggende di Lucca

Streghe, demoni e anomalie dal sapore quasi miracoloso: ecco la Lucchesia insolita che non ti aspetti

Il suggestivo Ponte della Maddalena, detto del Diavolo (foto Borghesi)

Il suggestivo Ponte della Maddalena, detto del Diavolo (foto Borghesi)

Lucca, 14 novembre 2016 - Patti col diavolo, misteriosi ritrovamenti dal sapore miracoloso, storie d'amore eterno e strani mostri che popolano le acque della Garfagnana. Non solo bellezza a Lucca e nella Valle del Serchio, terre d'arte ma anche di intramontabili leggende che rendono la nostra città e la sua vasta provincia terreno fertile per storie che si tramandano da secoli.

1. IL VOLTO SANTO Partiamo da uno dei simboli più amati e venerati di Lucca, il Volto Santo, del quale un'antica relatio risalente al XII secolo racconta la creazione, la scoperta e la traslazione. Secondo la leggenda Leobiniana, l'arrivo del Volto Santo a Lucca risale al 742. Scolpita da Nicodemo, la statua contenente numerose reliquie rappresentante un Cristo in Croce, di fatto incompiuta, si trovò miracolosamente completa nella sua interezza al risveglio dell'artista. Inizialmente posto nella basilica di San Frediano, il Volto Santo sparì misteriosamente al mattino seguente e fu ritrovato in un orto nelle vicinanze del Duomo. Ritenuto innegabilmente un segno divino, il crocifisso fu trasferito in San Martino, dove tutt'oggi si trova.

2. LA PORTA DELL'ANGELO IN SAN FREDIANO Non è esente da leggende neppure la bellissima Basilica di San Frediano, alla quale si può avere accesso da quella che oggi è conosciuta come Porta dell'Angelo. La leggenda risale al 1200 e racconta della grande misericordia di Santa Zita, conosciuta per i suoi numerosi miracoli. Un giorno Zita, che lavorava come domestica a Palazzo Fatinelli, di fianco alla Basilica, si imbatté in un povero infreddolito. Mossa a compassione, corse a prendergli un mantello dalla casa del padrone. Tutto accadde senza che il padrone stesso se ne accorgesse: un angelo, infatti, stava aspettando Zita alla porta d'ingresso della Basilica per restituirgliene uno nuovo.

3. QUEGLI STRANI SIMBOLI IN SAN MARTINO E I "GRAFFI DEL DIAVOLO" IN S.PIETRO SOMALDI Misteriosi e di difficile decifrazione sono anche alcuni dei simboli che compaiono nella Cattedrale di San Martino. Uno su tutti è il labirinto scolpito su una colonna del porticato d'ingresso. Ad accompagnare il labirinto c'è una scritta che evoca il mito di Teseo e Arianna ma che ad oggi resta di enigmatico significato. Inspiegabili e misteriosi sono anche quelli che vengono chiamati "i graffi del diavolo" che compaiono sul pilastro del portone della Chiesa S.Pietro Somaldi. Un'antica credenza vuole che questi segni fossero stati lasciati dal diavolo che aveva appena ricevuto il rifiuto di Santa Gemma Galgani, solita pregare in questa chiesa.

4. SAN MICHELE E IL MISTERIOSO DIAMANTE Piazza San Michele ospita l'omonima chiesa sulla cima della quale si erge la maestosa statua dell'Arcangelo Michele. La leggenda vuole che nella statua sia incastonato un diamante e che appostandosi in via di Poggio, di fronte alla chiesa, sia possibile vederlo risplendere in tutta la sua magnificenza. In pochi hano avuto il privilegio di vedere il suo luccicare.

5. PALAZZO BERNARDINI, LA PIETRA INCURVATA FORGIATA DAL DIAVOLO E c'entra ancora il diavolo nella costruzione di Palazzo Bernardini, maestosa architettura che sorge nella piazza che porta il nome della stessa famiglia. Durante la sua realizzazione, datata 1500, si dice che il diavolo convinse i Bernardini ad abbattere un’immagine sacra posizionata su una struttura non in linea con quanto progettato da Civitali. Quando i lavori presero il via, a nulla valsero le abilità degli operai: tentavano di murare lo stipite della finestra, ma la pietra rimaneva irrimediabilmente incurvata. E ancora oggi, per chi passa da lì, non sarà difficile notare la bizzarra posizione dello stipite.

6. LUCIDA MANSI, IL PATTO PER L'ETERNA BELLEZZA Personaggio storico legato alla città, si racconta che la nobildonna Lucida Mansi, nelle notti di luna piena, a bordo di una carrozza infuocata, percorra un giro di mura per poi tuffarsi nel laghetto dell'Orto Botanico. E' puntualmente in quelle notti, così racconta la leggenda, che è possibile udire distintamente le grida di dolore di Lucida. Conosciuta per le sue avventure d'amore e per la fine tragica riservata agli amanti, è diventata leggenda per il suo grande narcisismo. Pare che avesse venduto l'anima al diavolo pur di ottenere una bellezza senza tempo. Ma il diavolo una sera tornò a riscuotere il suo credito: così, travestito da bello e giovane amante, il demonio la sedusse convincendola a salire sulla sua carrozza infuocata, finendo poi nelle acque del laghetto per poi tornare all'inferno.

7. LA QUERCIA DELLE STREGHE Il monumentale albero che 'abita' da secoli San Martino in Colle è stato nel tempo ribattezzato 'quercia delle streghe': pare infatti che fosse questo il punto di ritrovo delle streghe, dove, cioè, portavano a compimento le loro danze e i loro riti. Ma c'è anche un secondo aneddoto che, invece, collegherebbe la quercia alla fiaba di Pinocchio. Sarebbe qui infatti che il più noto burattino avrebbe sepolto i soldi nel suo percorso verso il Paese dei Balocchi. 

8. IL PONTE DEL DIAVOLO E saliamo ora verso la Media Valle, più precisamente a Borgo a Mozzano. Qui si staglia in tutta la sua imponenza il rinomato Ponte del Diavolo. Un’opera di assai complessa realizzazione che mandò nella disperazione il capomastro incaricato: una sera, seduto sulle sponde del fiume Serchio, mentre pensava al disonore per l'incompiuto, si trovò davanti il diavolo, che gli propose di stipulare un patto. Il demonio avrebbe pensato a terminare l'opera, alla condizione che fosse sua l'anima di chi per primo avesse attraversato il ponte stesso. Così fu: il ponte fu completato, ma il costruttore era mangiato dal rimorso. Confessatosi da un prete, ottenne e onorò il consiglio, far attraversare il ponte da un maiale. Inferocito per la beffa, così narra la leggenda, il diavolo si gettò nelle acque del fiume, senza mai più far ritorno da quelle parti.

9. IL MONTE PALODINA, "AREA 51" TOSCANA E' avvolto nel mistero l'avvistamento nel 1987 di uno strano rettile, un essere squamoso alto più di due metri nel quale si imbattè un cacciatore del posto. Siamo sulle vette del Monte Palodina che spacca in due le Valli della Turrite Cava e della Turrite di Gallicano. Il cacciatore raccontò del pauroso avvistamento che lo costrinse alla fuga. Di quell'episodio non rimane traccia, fatto salvo per il fucile del cacciatore, semidistrutto e stranamente piegato. Due mesi più tardi, un altro strano episodio. In una giornata di sole alcuni abitanti della vicina Bolognana decisero di addentrarsi nei boschi del Monte. Quello che videro fu assai strano: a una cinquantina di metri da loro, si paravano degli individui alti non più di 60 centimetri occupati in operazioni di raccolta. Gli abitanti raccontano che il gruppetto, alla vista delle persone, si riunì in cerchio in un grosso abbraccio, per poi sparire nel nulla. Episodio che si è ripetuto nel 2000, raccontato da alcuni campeggiatori. Ma le stranezze sul Palodina si tramandano già dagli anni ’70. Sulla sua vetta qualcuno scorse una strana piramide arancione e ancora nei primi anni '80 altri avvistarono un oggetto pentagonale con otto luci colorate.

10. GARFAGNANA, STORIE TRAGICHE D'AMORE E MIRACOLOSE APPARIZIONI E' qui che trovano casa folletti e fate, in un percorso che si snoda da Fabbriche di Vallico a San Luigi. Basta proseguire per San Pellegrinetto per scorgere la tenue luce di due fiammelle, riconducibili alle anime di un pastore e di una pastorella, innamorati e promessi sposi ma divisi da un destino avverso che danzano abbracciati nell'eternità. Addentrandosi poi verso Fornovolasco, dove ha sede la bellissima Grotta del Vento, ecco che è possibile udire i rumori che provenfono dalla Tana che Urla. La leggenda vuole che si tratti di colpi di piccone di un minatore mitigati da un soave canto. Innamorato della fata, il minatore la seguì nella tana, trovando sì l'amore ma costretto a rinunciare per sempre alla luce. Di particolare suggestione è il bellissimo Eremo di Calomini, raggiungibile costeggiando il torrente Turrite. L'acqua pura e limpida che sgorga dal monte rievoca l'apparizione dell'immagine della Madonna ad una pastorella.