Lucca Comics & Games, Milo Manara: "Il mio nome della rosa"

Il maestro del fumetto racconta al festival la sua prossima opera sul capolavoro di Umberto Eco

Milo Manara durante l'incontro a Lucca Comics

Milo Manara durante l'incontro a Lucca Comics

Lucca, 30 ottobre 2022 - Era il 1969 quando per la prima volta un giovane fumettista Milo Manara partecipò al Lucca Comics "Era il ’69 e avevo cominciato a pubblicare il mio primo fumetto nel gennaio di quell'anno  - racconta - avevo iniziato a scivere e osservare i fumetti e avevo scoperto il Sergente Kirk, una rivista tutta fatta delle opere di Hugo Pratt", suo collega e grande amico, il cui nome ritorna spesso nei suoi racconti, anche e soprattutto in quelli strettamente legati alla città di Lucca e al festival. Poi nel 1978 un'altra prima volta: quando sul palco del teatro del Giglio riceve il primo premio della sua carriera, il Yellow Kid appunto. E dopo 44 anni, su quello stesso palco, il maestro del fumetto è ancora una volta lui.

L’incontro con la stampa inizia proprio così, con il ricordo di quelle sue prime volte ai Comics, quando il festival era sì riconosciuto e guardato anche al di fuori delle porte cittadine, ma aveva sicuramente un’essenza più intima. «In quell'anno, nel 1978 ricordo che uno degli sponsor del festival era una compagnia aerea argentina che offriva i voli ai disegnatori argentini. Quell’anno ci fu il colpo di Stato in Argentina e i disegnatori chiesero di boicottare le linee aeree, quindi anche un po’ il festival. Così, noi decidemmo di rifiutare i premi. Io però, quando mi accodai alla decisione, non avevo la minima idea che sarei stato premiato e quando salii sul palco provai a spiegare la situazione non senza dispiacere. Così decisi di fare una sorta di referendum, dando la scelta in mano al pubblico. Il risultato è che il premio troneggia sul mio armadio. Una scena per cui Hugo Pratt mi prese molto in giro». 

Il suo rapporto con Pratt, dicevamo, negli anni si intreccia fortemente con il suo rapporto con i Comics. A tal punto che la scomparsa dell'amico spezza, o comunque indebolisce il legame tra Manara e Lucca. «Di doloroso nella mia vita c’è stata sicuramente la sua mancanza - ricorda - A Lucca non sono più venuto dal ’95, anno della sua scomparsa. Ci sono ritornato pochi anni fa. Perché semplicemente non mi diceva più niente, perché ero abituato a fare questo viaggio con lui». Quest’anno, proprio all’interno della cornice dei Comics, Manara racconta la sua prossima creazione, già in parte svelata, ovvero la sua versione persona, ovviamente a fumetti, di uno dei romanzi più famosi di Umberto Eco, “Il nome della Rosa“. Un omaggio a un grande scrittore che, tra l’altro, da visionario qual è stato, ha dato un contributo importante al genere del fumetto, riconoscendone il valore culturale e la forma di comunicazione di massa, quando era ancora considerato un linguaggio di nicchia. Il suo approccio al romanzo, come racconta lui stesso, non è stato immediato proprio per la differenza di stile, ma è poi riuscito a trovare un punto di incontro.

«Mi è stato proposto dai figli e da Elisabetta Sgarbi, altrimenti non mi sarebbe mai venuto in mente. È una sfida per un disegnatore erotico come me raccontare una storia governata da personaggi maschili - spiega Manara - È un libro straordinario, che ne racchiude tanti insieme e affronta temi altissimi e fondamentali ancora oggi come la povertà. Non esiste problema più grave di questo nella nostra società. Ma racconta anche la serenità, la capacità di ridere di tutto. Io mi soffermo su questo, ma soprattutto su un altro aspetto, sul suo essere un romanzo di formazione: le storie raccontate dal frate hanno come protagonista un giovane che, tra le tante scoperte che fa, scopre una ragazza, appunto - conclude sorridendo - Eco racconta gli incontri tra i due giovani in maniera altissima, parla del sesso con parole meravigliose, divine e io credo che su questa parte darò tutto me stesso».