Il sindaco in redazione: «Il Pd tenta l’accerchiamento, poi volterà le spalle alla città»

Nogarin a ruota libera: si fa intervistare e poi partecipa alla videconferenza con tutte le redazioni de La Nazione

Il sindaco in redazione

Il sindaco in redazione

Livorno, 7 gennaio 2016 - «Sento molti che parlano di crisi di governo, dicono che non ci son più le condizioni per andare avanti. Ecco, vorrei fare un po’ di chiarezza...». Qualche ora prima di questa chiacchierata con La Nazione, il sindaco Nogarin ha postato sul suo profilo facebook una foto che parla da sola. I corridoi di Palazzo Civico, deserti. Ma con le luci accese e le porte spalancate. La vediamo qui a fianco, quella foto. Sembra dire «Basta con le ombre, le voci di corridoio, venga avanti chi è pronto a dare una mano».

Sindaco, è questo il messaggio?

«Più o meno. I numeri in consiglio comunale in alcuni momenti possono essere risicati, ma questo non rispecchia la voglia di liberare Livorno dagli ultimi 20 anni di gestione Pd. In molte delle scelte che abbiamo a fatica portato avanti c’è l’anima di quel cambiamento, promesso agli elettori e che stiamo portando avanti. A 18 mesi dall’insediamento, è ancor più necessario aprirsi alle forze politiche che si riconoscono in questo disegno. Le condizioni di contorno, dal 2014 ad oggi, sono cambiate, non credo che Livorno possa avere una seconda opportunità. Dobbiamo mostrare senso di responsabilità nell’interesse della città e della necessità di cambiarne la classe dirigente».

È sicuro che sia Livorno e non Nogarin a non poter avere una seconda chance?

«Nogarin non conta. Il progetto non è Nogarin. Il progetto è ribaltare la struttura economica e politica della città. Livorno in questo momento sta raccogliendo i cocci di una politica incapace di dare alla città una prospettiva. Raccoglie i frutti di 20 anni di scelte sbagliate. Scelte urbanistiche, di sviluppo economico, sanitarie, industriali sbagliate. Livorno è la terza città della Toscana, per numero di abitanti la seconda ex aequo con Prato. Ma subisce la lontananza da Firenze, e dalle scelte firenzecentriche. Ecco, noi dobbiamo cercare di ribaltare tutto questo al di là di ogni appartentenza, al di là dell’essere del Movimento, del Pd, di Buongiorno Livorno o di chicchessia».

Sapete già chi è con voi? E qualcuno della giunta farebbe un passo indietro, se i nuovi alleati ve lo chiedessero? Nei corridoi gira questa voce...

«Non sono appassionato di gossip, ma la situazione in queste ore è veramente molto liquida. Può cambiare rapidamente e in modo sostanziale. Ma il dialogo c’è e l’obiettivo finale è l’interesse della città, il cambiamento che è scritto nel nostro contratto con gli elettori. Chi su questi punti vuole collaborare trova massima apertura. Non è solo un problema di ruoli. Noi siamo tutti quanti precari, ed è bene che lo chiariamo ancora una volta. Nessuno di noi fa il politico di professione e nessuno di noi lo vuol fare».

A chi vi ostacola che ha da dire?

«Davanti alla volontà di qualcuno di continuare questo accerchiamento al Movimento, è bene chiarire che rispetto al 2014 la situazione è mutata. Si leggal’intervento di Landi (su La Nazione di ieri, ndr). La Lega è in crescita. Chi tenta di dare un calcio nel sedere all’attuale forza di governo, non dà un calcio a Nogarin, ma lo dà alla città di Livorno riconsegnandola di fatto in mano a chi l’ha ridotta in queste condizioni. E il Pd livornese rinunci a questo accerchiamento. Fa male alla città e non serve a nessuno. Se qualcuno pensa di sterilizzare le politiche di messa in solidità di questo governo bollandole come “stampelle” al Movimento, dimentica quello che è accaduto ai tempi coi vari Sel, Comunisti, Rifondazione verso il Pd. Noi non chiediamo stampelle, stiamo cercando di dialogare profondamente con un malessere che è palese. E che è stato l’elemento che ha permesso a Livorno di compiere la svolta epocale. Gli sgherri del Pd, quello livornese intendo, stanno cercando di sostenere politiche di demolizione del Movimento, a favore dei critici. Poi volteranno loro le spalle come hanno sempre fatto. Come hanno sempre voltato le spalle a questa città».

Paola Zerboni