Processo Morosini: "In campo c'erano due defibrillatori"

La testimonianza del vice questore di Pescara sulla morte del giocatore del Livorno

Il giocatore del Livorno Piermario Morosini (a sinistra) prima del malore fatale

Il giocatore del Livorno Piermario Morosini (a sinistra) prima del malore fatale

Livorno, 8 febbraio 2016 - «In campo c'erano due defibrillatori gestiti da Croce Rossa e Misericordia. Un terzo defibrillatore era a bordo dell'ambulanza sopraggiunta in seguito»: questo il racconto di Leila Di Giulio (dirigente della Digos e vice questore aggiunto a Pescara) che il 12 aprile 2012, quando morì in campo il giocatore amaranto Piermario Morosini era in servizio presso lo stadio Adriatico, in occasione di Pescara-Livorno. Di Giulio è stata ascoltata come testimone dell'accusa al processo per la morte di Morosini 

L'autopsia ha accertato che il decesso venne causato da un arresto cardiaco dovuto ad una cardiomiopatia aritmogena. Il procedimento, che vede imputati per omicidio colposo i medici del Pescara, Ernesto Sabatini, del Livorno, Manlio Porcellini e del 118 di Pescara, Vito Molfese, ruota attorno alla perizia dei consulenti nominati dal Gip, nella quale si sostiene che i tre medici «dovevano usare il defibrillatore semi-automatico disponibile quel giorno allo stadio». Il Pescara Calcio, la Asl di Pescara e l'Associazione Sportiva Livorno sono state citate in giudizio come responsabili civili, ma la società labronica è stata estromessa dal processo, nel corso della scorsa udienza, in quanto non aveva avuto la possibilità di partecipare all'incidente probatorio.

Il giudice Laura D'Arcangelo ha ascoltato la ricostruzione fornita da Di Giulio. La testimonianza si è basata principalmente sui filmati acquisiti. «Morosini si accascia a terra dopo 29 minuti e 42 secondi di gioco - ha riferito Di Giulio - Dopo 20 secondi sono entrati in campo il medico del Livorno, Porcellini, e poi quello del Pescara, Sabatini. Subito dopo é arrivato anche un operatore della Croce Rossa, con la barella, ma poco dopo é tornato verso la sua postazione, per prendere una valigetta gialla contenente il defibrillatore». Proprio il mancato utilizzo del defibrillatore é sotto la lente del giudice: «In campo c'erano due defibrillatori gestiti da Croce Rossa e Misericordia. Un terzo defibrillatore era a bordo dell'ambulanza sopraggiunta in seguito». Il vice questore ha spiegato che «dopo circa un minuto dalla caduta del giocatore, Porcellini ha iniziato le manovre sul corpo di Morosini e ha effettuato un massaggio cardiaco, mentre dopo due minuti e 40 secondi é arrivata in campo l'ambulanza»