Morti in corsia a Piombino: "Nessuna prova contro mia moglie"

Parla Renato Di Biagio, il marito di Fausta Bonino, l'infermiera acusata di avere ucciso 13 pazienti

Bonino

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Livorno, 14 aprile 2016 - «UNA STORIA tragicomica, quella di mia moglie». E’ un totale equivoco per Renato Di Biagio, 66 anni, marito di Fausta Bonino, l’accusa che sia lei il folle killer del reparto di anestesia e rianimazione dell’ospedale di Piombino, ritenuta capace di uccidere almeno tredici suoi pazienti, iniettando loro dosi massicce di l’eparina, farmaco che inibisce la coagulazione del sangue. Parla con noi al telefono dall’auto, mentre rientra a Piombino da Pisa, dove è stato in visita alla moglie detenuta nel carcere Don Bosco dal 31 marzo scorso. Renato Di Biagio ha una voce limpida, schietta. In tutti questi anni lui ha svolto il suo lavoro di tecnico informatico delle acciaierie, Fausta quello di infermiera professionale. Una coppia come tante, una vita normale, mandata in frantumi da questa terribile accusa.  

Come definirebbe questa vicenda? «Obbrobriosa. Orrenda. Terribile. Anzi, tragicomica»

Come sta vivendo questa storia? «Premetto che non voglio sostituirmi alla magistratura. Sono fiducioso, leggendo le carte non mi sembra che esistano elementi per sostenere la tesi dell’accusa».  Poche parole e un unico significato: crede all’innocenza di sua moglie. Lei negli ultimi giorni ha deciso di fare lo sciopero della fame. Come ha trovato Fausta alla vigilia dell’udienza del riesame che deciderà sulla sua scarcerazione (che si terrà stamani ndr)? «Provata. Del resto è una persona sensibile. Emotiva. Ma ha tanta grinta e tanta voglia di dimostrare la sua innocenza. Sta reagendo in modo che non mi sarei aspettato per la grande sensibilità che ha. Sta dando una grande prova».  

Lei e Fausta quando vi siete conosciuti? «L’anno preciso non lo ricordo ne sono passati davvero tanti, 38 anni. Ci siamo conosciuti all’Elba, io sono elbano, di Rio Marina, mia moglie è di Savona».  

Cosa la colpì di sua moglie? «La sua semplicità, la sua sincerità. La sua simpatia».  

E vi siete sposati? «Sì, un matrimonio tradizionale. In chiesa coi genitori, i familiari, gli amici. Un matrimonio come si usava in quegli anni. Un matrimonio che non ha avuto problemi».

Sabato 9 aprile era il compleanno di sua moglie... «Sabato non sono potuto andare a trovarla perché stavo giocandomi tutti i permessi per entrare in carcere, non sapevo che c’era un numero limitato di visite. Quindi ci sono andato oggi».  

Cosa augura a sua moglie per questo compleanno? «Vorrei che si svegliasse dall’incubo. Vorrei che per lei questo fosse solo un brutto sogno. Un terribile sogno e domani si svegliasse a casa sua con la sua vita».

Dal tono di voce si intuisce che il tempo delle domande è finito. Renato Di Biagio torna a Piombino, ma il cuore è rimasto in quella cella del Don Bosco accanto alla ‘sua’ Fausta.