La morte di Morosini, il pm chiede due anni per il medico del 118

Chiesta, invece, l'assoluzione per i medici sociali del Livorno e del Pescara

Piermario Morosini

Piermario Morosini

Livorno, 13 settembre 2016 - Due anni di reclusione per il medico del 118 Vito Molfese e assoluzione perché il fatto «non costituisce reato» per il medico sociale del Livorno Manlio Porcellini e il medico del Pescara Ernesto Sabatini: è la richiesta formulata davanti al tribunale monocratico di Pescara dal pm Gennnaro Varone, nei confronti dei tre imputati nel processo per la morte del calciatore del Livorno Piermario Morosini (Quel ricordo che non svanisce - L'articolo), avvenuta il 14 aprile 2012 a Pescara.

La sentenza è attesa per le 16.30. All'udienza di oggi, erano presenti Molfese e Porcellini. Quest'ultimo, prima che prendesse la parola il pm, ha reso una dichiarazione spontanea. Dopo la requisitoria dell'accusa hanno parlato i legali della parte civile e quelli dei responsabili civili, infine gli avvocati delle difese.

Il giocatore della squadra toscana si accasciò a terra al ventinovesimo minuto del primo tempo, sul terreno di gioco dello stadio Adriatico di Pescara, mentre era in corso l'incontro di calcio di serie B tra la squadra abruzzese e quella del Livorno.

In uno dei passaggi chiave della requisitoria, il pm Gennaro Varone ha sostenuto: "Il dottor Molfese è in colpa grave e inescusabile, il suo comportamento è fuori da ogni protocollo medico e vi è un'abdicazione dall'esercizio del ruolo e della competenza". "Perché Molfese - ha proseguito il pm -, che essendo il medico con la formazione più adeguata, aveva il dovere di intervenire, ha consentito allo spostamento sconsiderato di Morosini sulla barella e non ha proceduto all'utilizzo del defibrillatore?" Questo l'interrogativo posto da Varone, che aggiunge: "Non avremo mai la certezza che seguendo correttamente il protocollo si sarebbe salvata la vita di Morosini, ma è inaccettabile che quando esiste una chance chi ha il dovere di agire non agisca". Contestualmente Varone ha chiesto l'assoluzione per gli altri due imputati, i medici sociali del Livorno, Manlio Porcellini, e del Pescara, Ernesto Sabatini. "I due medici - ha osservato Varone - hanno fatto quanto potevano sulla base delle proprie competenze".

L'avvocato difensore del medico del 118 Vito Molfese, Alberto Lorenzi, ha poi chiesto la nullità delle accuse a carico del proprio assistito e l'assoluzione perché il fatto non costituisce reato. "Siamo certi - ha dichiarato - che la mentalità del capro espiatorio resterà fuori da questo processo e rileviamo come il diritto di questa difesa ad esercitare il proprio ruolo risulti compromesso, vista la genericità e indeterminatezza dell'imputazione". "Non c'è riferimento ad alcuna norma che imponesse a Molfese di intervenire - ha aggiunto Lorenzi - il medico del 118 si trovava nella postazione all'esterno degli spalti per garantire la sicurezza degli spettatori ed erano altri ad essere incaricati di fornire quel tipo di soccorso in campo".

Anche Gabriele Rondanina, difensore del medico del Livorno Manlio Porcellini, si è associato alla richiesta di assoluzione del proprio assistito formulata dal pm e ha rimarcato come tutti i consulenti abbiano riconosciuto "come l'intervento di Porcellini, il primo a prestare soccorso a Morosini, sia stato utile, necessario e tempestivo". Rondanina inoltre ha osservato: "I primi ad assolvere il mio assistito sono stati i giocatori del Livorno, che hanno voluto che restasse al suo posto senza problemi".

Per Giuliano Milia, che assiste il medico del Pescara Ernesto Sabatini, "l'intervento dei due medici sportivi è stato pronto ed efficace, ed il fatto che nei primi momenti del soccorso ci fosse il polso e il giocatore avesse sputato la cannula dimostra che c'era una reazione, facendo venire meno la funzione diagnostica del defibrillatore". Inoltre Milia ha sottolineato che "i pareri degli esperti si basano su statistiche e percentuali non in grado di garantire che Morosini si sarebbe ripreso grazie all'uso del defibrillatore".

Edoardo Cesari, avvocato di parte civile in sostituzione di Giovanni Vezzoli e in rappresentanza di Maria Carla Morosini, ha commentato: "Fa una certa rabbia vedere le immagini con il defibrillatore in campo vicino a Morosini e nessuno che lo utilizza". "Per Molfese (medico del 118, ndr.) sono emersi obblighi di responsabilità civile legati al mancato uso del defibrillatore e ai tempi di intervento - ha proseguito il legale - ma lo stesso grado di responsabilità va estesa agli altri due imputati Porcellini e Sabatini", rispettivamente medico del Livorno e medico del Pescara calcio.

Cesari ha chiesto un risarcimento di 200mila euro per danni non patrimoniali e 130mila euro per danni patrimoniali. "Piermario era l'unico parente stretto di Maria Carla dopo la morte dei genitori - ha evidenziato l'avvocato - e in seguito alla morte del fratello la condizione della mia assistita, che ha problemi depressivi, si è aggravata".