La legge: in discoteca un bodyguard ogni 150 persone. "E’ un’utopia, difficile controllare tutti"

Il direttore artistico Carratori: "Ma la chiusura dei locali è un grosso danno economico"

Gabriele Carratori

Gabriele Carratori

Livorno, 8 agosto 2015 - Organizzare una serata in discoteca non è semplice come si può pensare. Chiamare i bodyguard, i baristi, portare i dj, fare informazione e volantinaggio, rispettare tutte le minuziose regole e consegnare la lista delle canzoni alla Siae per i diritti sono solamente alcune delle operazioni che servono per regalare alla gente divertimento e musica. E chi va a ballare, spesso, non ha la minima idea di quanto lavoro ci sia dietro. A Livorno di organizzazioni di eventi ce ne sono un bel po’ e variano in base alla fascia di età. La «We Can Dance» raccoglie le esigenze dei teen eagers, dai 13 ai 17 anni. Dai 18 ai 23 i ragazzi frequentano le feste organizzate da Feeling Love Generation e Drink Dance Party, quelli più grandi vanno alle serate dalla Deep Love Factory e Liquid, mentre all’OrtoDance vanno i ragazzi di tutte le età, dal 17enne al 28enne. Molto dipende anche dal posto dove vengono organizzate le feste e dall’orario. All’inizio in pista ci sono i più piccoli, dalle 2 e fino alla chiusura, l’età si alza.

In questi giorni, dal Cocoricò alla nostra Calafuria, le discoteche sono finite nell’occhio del ciclone e stanno subendo una repressione che in molti considerano fin troppo dura. Uno di questi è Gabriele Carratori, della direzione artistica del Deep Love Factory. «La chiusura di un locale – spiega – è un grosso danno economico che colpisce i gestori e quasi mai i veri colpevoli. La legge dice che dev’esserci un bodyguard ogni 150 persone ma è molto difficile rispettarla perché non si sa mai preventivamente quante persone vengono nel locale. Per evitare risse, all’Alcatraz, locale in Borgo Cappuccini che abbiamo in gestione d’inverno, abbiamo ingaggiato un selettore all’ingresso che controlla le persone in fila e lascia fuori la gente ubriaca o chi ha comportamenti molesti. Abbiamo a cuore il divertimento dei ragazzi, chiudere una serata che piace fa male a tutti. Ed è il metodo sbagliato perché la gente continuerà a ubriacarsi e far risse da altre parti. Bisogna agire alla base, il pugno duro non funziona. Noi ci siamo organizzati con dei braccialetti, li facciamo distribuire dai nostri Pr ad amici e persone fidate. In modo che conosciamo tutti e sappiamo chi entra».

Capitolo alcool e droghe. «L’Alcatraz è un circolo, perciò possono entrare solo i soci che sottoscrivono una tessera. E da lì vediamo se uno è maggiorenne o no. Gli alcolici ai minorenni non li diamo mai, anche se è difficile capirlo perché, specialmente le ragazze, riescono bene a mascherare l’età. Comunque spesso chiediamo il documento. Per quanto riguarda le droghe, sarei ipocrita nel dire che nelle discoteche livornesi non ne girino. In generale in tutta la città ce n’è più di quanto si creda. Noi però siamo al chiuso, quindi non si può fumare». Le sigarette, ovviamente, ma anche gli spinelli. L’erba infatti è una delle sostanze più usate dai giovani. «All’Alcatraz – chiude Carratori – per evitare lunghe e sospette file nei bagni, che creano solo disagi ai nostri clienti che si divertono in modo genuino, abbiamo messo dei bodyguard a controllare la zona della toilette. E il problema lo abbiamo risolto alla radice così. Ma è difficoltà controllare tutti».