Diario da Chernobyl, giorno 3

Foto di Emanuele Cosimi e Francesca Gorzanelli

I rigori dell'inverno (Foto di Emanuele Cosimi)

I rigori dell'inverno (Foto di Emanuele Cosimi)

GIORNO 3

Chernobyl, 31 gennaio 2017 - La partenza oggi è tutta in salita. Dopo una notte insonne causa stanza d'albergo davvero fredda, ad attenderci fuori c'è un fantastico sole, ma il termometro segna -15, percepita -20. Una colazione abbondante a base di uova e cetrioli e siamo pronti a partire. Iniziamo seguendo l'alba dal quindicesimo piano di un palazzo a Pripyat. Tutto tace intorno a noi. Il nuovo sarcofago si staglia possente all'orizzonte. Le radiazioni nell'immediata vicinanza del New Safe Confinement sono effettivamente molto più basse. Quasi nella norma. Ma poco distante sono ancora rilevabili zone ad elevata radioattività. Abbiamo poi visitato la piscina e la scuola elementare. Il decadimento degli edifici è veramente rapido e preoccupante. Quando Pripyat inizierà a crollare il fallout nucleare sarà un altro serio problema. Inoltre nella scuola abbiamo trovato il soffitto smontato e la lana di vetro isolante sparsa sul pavimento. Potrebbe essere opera di ladri di metalli. Avviene ormai da diversi anni questo fenomeno. Rubano metallo e lo rivendono....dove finisce questo metallo altamente contaminato? Non è dato saperlo, non a noi quantomeno. Il furgoncino che ci conduce per le strade di Pripyat è il nostro rifugio per scongelarci e dare tregua alle macchine fotografiche che non sopportano bene queste temperature. Durante la nostra esplorazione abbiamo trovato un suggestivo edificio che ospitava una sorta di centro estetico e parrucchiera. Ci raccontano che all'epoca tanta gente si spostava da Kiev per lo shopping perché Pripyat era una città all'avanguardia e piena di locali, meglio ancora della capitale. Ma il luogo più inquietante visitato durante la giornata è senza dubbio il carcere. Si ha notizia che la criminalità fosse davvero bassa in quanto la città era abitata principalmente da persone giovani e il lavoro alla centrale nucleare portava tanta ricchezza. Alle famiglie non mancava nulla. Viene riportato un solo caso di omicidio, che venne poi archiviato come incidente domestico. D'altronde Pripyat è morta a soli sedici anni, nel 1986, non ha avuto modo di conoscere la criminalità, ma purtroppo ha conosciuto ben di peggio, l'evacuazione per colpa dell'uomo. Vi sono però delle celle speciali che venivano utilizzate per i nemici politici o coloro che dimostravano di essere contro il regime.