Diario da Chernoby, giorno 5

Foto di Emanuele Cosimi e Francesca Gorzanelli

La casa di Ivan e Maria

La casa di Ivan e Maria

GIORNO 5

Chernobyl, 2 febbraio 2017 - Ultimo giorno nella zona di esclusione. Fine di un'altra incredibile avventura fatta di storie e volti indimenticabili, di luoghi meravigliosi uccisi da un nemico immortale. Usciamo per una veloce passeggiata per la vie di Chernobyl per un ultimo saluto ed incontriamo due uomini con degli antiquati strumenti per rilevare la presenza di radiazioni. Viene da dire: succede solo a Chernobyl, purtroppo e per fortuna. Prima di partire verso i villaggi dove vivono altri "samoseli" ci fermiamo al market per i consueti acquisti di cibo. Pane, biscotti, olio e latte e cogliamo l'occasione per salutare le ragazze del negozio, sempre gentili. Arriviamo da Maria, nonnina quasi novantenne, in tarda mattinata e la troviamo a letto a riposare. È così piccola che sembra una bambina. Lasciamo il nostro pacco sul divano e ce ne andiamo cercando di non far rumore, ma lei improvvisamente si sveglia e ci chiama con quella sua voce acuta! Ci riconosce e si ricorda che siamo già stati da lei nei due anni precedenti. Ricordarsi di noi è il più bel regalo che potesse farci! Le abbiamo portato un maglioncino e lei sorride felice vantandosi di avere un maglione Italian style. Chiacchieriamo un po' e ci spiega che la tanta neve nel viottolo di casa la spala sempre lei da sola. Ci dice che non è stato un inverno pesante per lei, nonostante le visite dei parenti siano state poche. Ma questo l'avevamo già capito notando che la strada per arrivare a casa sua non è battuta ed il furgoncino si muoveva a fatica tra la neve. Stiamo con lei circa un'ora e non c'è un minuto in cui stia zitta e non rida. Mette un sacco di allegria questa donna e non finisce mai di stupirci. Vive sola e a noi occidentali pare le manchi tutto in quella casa piccola e umile, ma quando prima di andarcene le doniamo un po' di denaro dicendole "compra qualcosa per te, Maria" lei risponde "oh no, io ho già troppo, questi sono per i miei nipoti". Meravigliosa  babushka. Facciamo visita anche a Ivan e Maria, che vivono in un villaggio insieme ad altre tre o quattro persone. Anche loro si ricordano di noi, degli italiani "maniaka" che scattano foto ad ogni cosa. Ci preparano un pranzo davvero abbondante e Maria ci ricorda che in casa sua vige solo una regola: non ci si alza da tavola finché il piatto non è pulito! Ivan parla poco, è molto dimagrito e non sembra essere in grande salute. La moglie si prende cura di lui come fosse un bambino. Gli mette in testa il colbacco ogni volta che esce per fumare e lo aiuta a sedersi. Sono sposati da 55 anni! Lei ci racconta di come il governo non si curi di loro lasciandoli spesso senza energia elettrica e da anni è stato anche soppresso l'unico bus che dai villaggi conduceva a Chernobyl. Per loro era importante quel bus, per poter andare al market ad acquistare i beni primari. Ma lei dice che di questo nessuno di loro si lamentera' mai perché loro si sono opposti al volere del governo di evacuarli ed ora non vogliono aiuti. È dura, ma non daranno mai segno di cedimento di fronte alle autorità. Sono persone caparbie ed orgogliose, ma felici della propria  scelta.