All'isola di Capraia tornano le capre

Laboratorio per la produzione di formaggi di qualità

Le capre sull'Isola di Capraia

Le capre sull'Isola di Capraia

Isola di Capraia, 19 giugno 2017 - Sull'antica  Aegilon, ovvero l’isola delle capre dei navigatori greci, sono tornate le capre. E con le capre, è tornato dopo più di vent’anni – dalla scomparsa della Colonia Penale – l’antico mestiere dei pastori e dei formaggiai. Proprio in questi giorni nel piccolo paese arrampicato sotto la fortezza San Giorgio è stato aperto un laboratorio dove il latte delle capre isolane diventa una selezionata gamma di formaggi molti dei quali originali, secondo le più antiche tradizioni. Con il latte, già di per se aromatico perché così sono le piante di cui le capre si nutrono, vengono mischiate erbe autoctone, dai semi di finocchio selvatico ai mirti. I giovani dell’isola che si sono reinventati il mestiere hanno anche lanciato un bel marchio d’autore: «Il saracello» con una testa di capretta stilizzata.

E non manca, da impresa di giovani, il www.capreacapraia.it. Provare per credere. L’iniziativa è di Massimiliano Della Rosa, generazione di isolani che da sempre s’impegna a guadagnarsi il pane su quest’isola antica e lontana, dove il turismo arriva solo due mesi all’anno e per il resto è solitudine in una natura aspra e bellissima. Massimiliano e la sua famiglia – con la mamma schierata in primo piano – hanno operato nella ristorazione, nei servizi di gommo-taxi ai turisti, nella difesa dell’ambiente. Qualcuno- lo scomparso Eligio Gambardella- con le capre e le mucche ci aveva provato prima, ma era finito tutto troppo presto. Questa volta c’è l’impegno dell’intera famiglia, che ha investito nel laboratorio, nella grande cella frigorifera, nel banco a norma, nel marchio, su Internet. Le capre sono una trentina, mantenute sotto controllo sulla collina ma praticamente allo stato brado, per sviluppare un prodotto che sia il più possibile specifico della macchia mediterranea di cui si nutrono. Poche capre, poco latte e poco formaggio e ricotte: ma tutto al “top”. Insomma, una antica idea, quella della pastorizia, rispolverata e ammodernata da giovani che della cultura isolana si sono rifatti custodi e propagandisti.