Infermiera scarcerata, è tutto da rifare: «Travisati gli indizi contro la Bonino»

La Cassazione sconfessa il Riesame: ecco le motivazioni della sentenza

L’infermiera Fausta Bonino, 57 anni, si è sempre proclamata innocente

L’infermiera Fausta Bonino, 57 anni, si è sempre proclamata innocente

Livorno, 2 marzo 2017 - «IL RICORSO del Procuratore della Repubblica investe esclusivamente il tema dei gravi indizi di colpevolezza di omicidio continuato e pluriaggravato a carico dell’infermiera Bonino Fausta, esclusi dal tribunale del riesame di Firenze che annullato l’ordinanza di applicazione della misura coercitiva della custodia cautelare in carcere; non investe l’ulteriore presupposto della misura custodiale costituito dalle esigenze cautelari, con la conseguenza che quest’ultime restano fuori dal controllo della Core. Tanto premesso, il ricorso appare fondato».

La prima sezione penale della Corte di Cassazione - presidente Massimo Vecchio, relatore Patrizia Antonella Mazzei - ha depositato ieri le motivazioni della sentenza con cui il 21 settembre scorso annullava l’ordinanza del Riesame che il 20 aprile 2016 restituiva la libertà a Fausta Bonino, la cinquantasettenne infermiera professionale dell’ospedale Villamarina di Piombino unica indiziata per la vicenda delle 14 morti sospette in corsia.

Tutto da rifare, insomma, per la Cassazione, che rinvia per un nuovo esame, con integrale trasmissione degli atti, al tribunale ordinario di Firenze con funzione di giudice del riesame. La Suprema Corte parla di nuovo esame necessario per emendare «manifeste illogicità ed omissioni motivazionali» contenute nell’ordinanza di scarcerazione e già evidenziate, nel loro ricorso, dal pm Massimo Mannucci e dal procuratore capo Ettore Squillace Greco. La Cassazione parla di «generale contraddizione interna del Riesame nella misura in cui assume come principale punto di riferimento per valutare gli indizi contro la Bonino», poi «disattendendoli» o, peggio, «travisandoli, i rilievi dell’ematologa Daniela Poli, la specialista del centro antitrombosi di Careggi» che aveva analizzato i campioni ematici dei quattro più recenti pazienti deceduti (Franca Morganti morta il 9 gennaio 2015, Mario Coppola morto l’11 maggio 2105, Angelo Ceccanti, morto il 2 luglio 2015, Bruno Carletti, morto il 29 settembre 2015). Esami, quelli della specialista, che confermavano la presenza di elevate dosi di eparina non giustificate dalle loro condizioni né dalle cartelle cliniche.

IN PARTICOLARE - secondo la prima sezione penale della Cassazione - i travisamenti di indizi riguardano la correlazione tra gli orari in cui si sono iniziate le emorragie e quelli in cui la sola Bonino prestava servizio in rianimazione, durante il ricovero di Angelo Ceccanti. E ancora riguardano la scansione oraria dei passaggi che portarono alla somministrazione di sostanza potenzialmente letale proprio nel turno di servizio della Bonino e non fuori da esso, l’assunzione di anticoagulante da parte di Bruno Coppola, sempre nella fascia oraria in cui era presente la sola Bonino, o la ricerca delle cause di morte di Aldo Fiaschi la cui posizione - scrive la Cassazione - nelle motiviazioni del Riesame, con quello di un’altra paziente, Franca Ferri (date e causa di morte sono state scambiate). Ma si parla di travisamenti anche per gli altri pazienti deceduti in riferimento ai quali il Riesame avrebbe ignorato del tutto la ricostruzione del fil rouge, il nesso esistente tra gli eventi emorragici e i turni in cui la Bonino era in servizio. «Vistosi travisamenti - recita la sentenza - nella lettura dei dati di valenza indiziaria, generica e specifica che non sono contraddetti dalle osservazioni difensive, che da un lato non ne scalfiscono la consistenza, e dall’altro sono estranei all’ordinanza impugnata».