Bambini, anziani e profughi. Tutti insieme per un ponte verso la pace

Una giornata in ricordo dei bombardamenti del '43 e con lo sguardo verso chi scappa dai bombardamenti di oggi

Giornata della pace a Livorno

Giornata della pace a Livorno

Livorno, 29 maggio 2016 - Quante sfide, belle, sono raccolte da chi ha percorso venerdì il centro di Livorno per “costruire ponti e non muri”. Raccolte e portate avanti, anche con un “ponte” letterale presso gli Scali Saffi, tra le scuole Benci e il Mercato centrale inaugurato dai partecipanti alla Giornata della pace – la tredicesima, promossa ieri dalla Comunità di Sant'Egidio con il Comune, la Diocesi di Livorno e l'Istoreco, e la partecipazione di tante associazioni: Fondazione Livorno, Cesdi, Direzione Didattica Benci, la Scuola di ballo Livorno Danza, i 'Laboratori musicali', la Scuola primaria primaria Micheli e African dreams. Il ponte che sta lì – grazie alla delibera predisposta e approvata dal Comune - è da ieri 'Ponte 28 maggio', in ricordo dei bombardamenti del '43 e con lo sguardo verso chi scappa dai bombardamenti di oggi (bombe di guerra e terrorismo, come accade in Siria, nel Medio Oriente, in Afghanistan e nell'Africa Subsahariana, nelle ex colonie italiane) e dal male che gli uomini fanno al loro pianeta, al clima.

E' stato ricordato ieri: si fugge anche dai cambiamenti climatici, oggetto della riflessione di Papa Francesco contenuta nella 'Laudato si''. I bambini delle scuole Benci e delle Scuole della Pace guardano con emozione alle colombe scolpite nelle inferriate del ponte. I simboli ricordano, danno una direzione, un senso, portano a dare prospettiva a situazioni che sembravano bloccate e che hanno trovato respiro. E' il caso del lavoro sostenuto da Sant'Egidio nella Repubblica Centrafricana e, insieme alla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e alla Tavola Valdese, con i “corridoi umanitari”, operazione autofinanziata che consente l'accoglienza ai profughi senza che essi si imbarchino sugli abissi del mare. “Oggi si combatte una nuova guerra mondiale poco lontano dai confini europei – spiega Anna Ajello, della Comunità di Sant’Egidio - Non possiamo dimenticare con Aylan tutti coloro che sono morto nei naufragi cercando scampo alla guerra. Ma vorrei dire la sorpresa, al di là di quello che si dice in tv o che si predica per propaganda elettorale, di scoprire che per uno che respinge, ci sono cento che vogliono aiutare”.

Laura, mamma di Klevis, un bambino di prima elementare che frequenta la Scuola della Pace, dove il figlio ha fatto amicizia con un piccolo libico, Souleymane: “Penso che Souleymane e Klevis sono spaventati dalle stesse cose: dalla guerra e poi, dall'essere soli davanti alla vita; penso che tutti e due, anche così diversi, sperano le stesse cose: vivere in un posto dove nessuno ti fa del male, dove c'è pace e dove qualcuno ti aiuta se hai bisogno. Tutti ne hanno diritto. Posso dire di essere orgogliosa di mio figlio, che ha costruito questa amicizia speciale”. Nel 2015 circa un milione di persone ha attraversato il Mediterraneo: sono donne, uomini e bambini, come Souleymane, che affrontano viaggi pericolosi per cercare futuro. Non hanno scelta. L'80% dei richiedenti asilo arriva in Europa dalla Siria e dall'Iraq, fuggendo anni di terrore e di conflitto, oppure dall'Afghanistan. Rosaria, che ha i capelli bianchi, viene chiamata “maestra” da quelli che tra di loro sono arrivati a Livorno e il sabato vanno alla scuola di italiano in via Montedoro: “Anche io – racconta - ho avuto una esperienza da migrante. Mi sono trasferita in svizzera nel 1964 per lavorare. Ho dovuto lasciare una figlia di 4 anni e 9 mesi con i miei genitori. Non potevo portarla con me prima di aver lavorato un anno. Questa è stata la cosa più dolorosa, dovermi separare da lei, ma pure non capire la lingua che gli altri parlavano intorno a me”.

Ecco perché oggi insegna italiano ai profughi, come il suo amico Tair. E’ molto facile inneggiare all’amore, ha scritto in un messaggio Guido Servi della Comunità Ebraica, “ma è necessario impegnarsi. I maestri del Talmud insegnano che il Signore ha per l’uomo un profondo amore, per questo amore Egli si impegna con l'uomo, per il suo bene e la sua salvezza. Questo amore è condizionato ad un comportamento eticamente corretto sia verso il prossimo sia verso di lui”. Nessuno è al riparo di bisogno di aiuto, osservano i rappresentati dell'Istituto Islamico di Livorno, “nessuno di tutti quanti noi provi indifferenza nei riguardi di chi ha veramente meno opportunità, ma non meno capacità....si tratta in maggioranza di esseri indifesi, donne, bambini,neonati, anziani e anche adulti con delle condizioni sempre più traumatizzanti.

Il mondo è abbastanza grande per accogliere tutti quanti noi, apriamo le porte costruiamo i ponti”. Il corteo, da Piazza del Municipio, ha raggiunto gli Scali Saffi e da lì gli Scali D'Azeglio per l'omaggio alle vittime di tutte le guerre, accompagnato dal suono suggestivo delle sirene del porto, presso le cantine del fosso che ospitavano uno dei rifugi colpiti dalle bombe nel '43. Nella serata la festa in Piazza XX Settembre per esprimere una solidarietà semplice e collettiva e dire in tanti modi che il futuro – ma già il presente – è insieme. Quelli compiuti venerdì sono passi veri per “ costruire l'Europa – osserva il vescovo Simone Giusti – non come un sacco vuoto, senza un progetto in positivo . Non può essere solo l’economia il collante della casa comune europea”.