Livorno, 17 giugno 2014 - CERVELLI (livornesi) che fuggono e che rientrano in Italia e nella nostra città portandosi dietro, oltre all’esperienza maturata, il finanziamento con fondi europei per un maxi progetto di robotica. Non è fantascienza ma la storia di Francesco Giorgio Serchi, 33enne livornese. Dopo la laurea all’università di Pisa in Scienze e tecnologie per il mare, Francesco si mette alla ricerca di un dottorato. E lo trova in Inghilterra, a Leeds.

Ma la voglia di tornare nel suo Paese, nella sua Livorno, e provare a realizzare qui qualcosa è troppo forte. «Mi ero appassionato ai sistemi di propulsione acquatica che usano gli animali e vengo a sapere, per caso, che la Scuola Sant’Anna stava sviluppando Octopus, il polpo robot. Scrissi una mail per sapere se erano interessati alla mia idea». Esiste un progetto europeo, L’Europian Reintegration Grant, nato proprio per dare la possibilità ai cervelli fuggiti di rientrare nel loro Paese fornendo i fondi per sviluppare progetti in totale autonomia. «Abbiamo scritto il progetto insieme alla Sant’Anna, vinto i fondi e dato il via allo sviluppo di un filone di ricerca importante, su cui siamo pochi al mondo a lavorare».

ERA IL 2010. Così Francesco è tornato nella sua Livorno. «E qui è nata ‘roba ganza’. Abbiamo convinto la Fondazione Livorno ad investire nello sviluppo di robot subacquei di nuova generazione». A partire da PoseiDrone, il primo robot ‘morbido’ capace di nuotare, camminare e manipolare in acqua per compiere operazioni di costruzione, riparazione e ispezione presso strutture sommerse.

«E poi, anche se pochi lo sanno, a Livorno ci sono tanti giovani che lavorano con la tecnologia, tante aziende spin-off che sono nate negli ultimi anni nel contesto della nautica ma anche dell’acquacoltura». Perché è anche così che si creano posti di lavoro e si combatte la crisi, che si toglie quello strato di polvere che si è depositato sulla città come succede a quei soprammobili che non sposti da anni. E c’è chi, come Francesco, crede davvero che Livorno si stia muovendo.

Ma lui, da livornese, cosa ne pensa delle critiche alla nuova struttura? «Io che sono giovane dello Scoglio della Regina ricordo solo il rudere inaccessibile. Quando sono tornato, nel 2010, ho trovato la struttura occupata dai laboratori, di nuvoo frequentata dalla gente. E mi sembra una cosa positiva. Poi so che, una volta finito, sarà un edificio semi-passivo dal punto di vista ambientale. E’ stato chiuso per tanto tempo e invece presto verrà restituito alla città». E lo sarà come sede di un’eccellenza. Tanto per capirsi, quando parli con ricercatori di ogni parte del mondo e parli della robotica marina, dici Livorno, non Pisa.

Cecilia Morello