Livorno 4 luglio 2013 - Si chiude l'indagine condotta dalla Procura di Livorno sugli scarichi a mare dello stabilimento Solvay di Rosigniano. Sarà inoltrata al giudice  la richiesta di patteggiamento, accettata già dalla Procura di Livorno, da parte dello stabilimento Solvay. 

Lo ha annunciato il  procuratore Francesco De Leo. Quattro anni di indagini condotti dalla procura di Livorno ed effettuate dal Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Livorno.
''Un'indagine complessa - ha spiegato il comandante del "Roan di Livorno" colonnello Italo Spalvieri - che ha evidenziato come gli scarichi a mare dell'azienda venivano diluiti con acque di raffreddamento, che erano indicate invece come acque di processo, con il risultato di far rientrare nei limiti di legge le quantita' di sostanze inquinanti che venivano sversate attraverso il 'fosso bianco', in violazione dei limiti tabellari consentiti''.

L'ottenimento di  risultati piu' precisi delle analisi e' stato possibile grazie allo spostamento del punto ufficiale di campionamento all'uscita dell'impianto della sodiera, mentre in precedenza questo era posto in prossimita' della parte terminale del 'fosso bianco' facendo risentire cosi' i prelievi dell'eccessiva diluizione.

''La condizione per il patteggiamento era l'adeguamento rispetto alle prescrizioni del nostro consulente - ha proseguito De Leo - e il risultato delle indagini e' stato soprattutto l'effetto disinquinante richiesto all'azienda''.

Solvay avrebbe investito infatti fino ad ora gia' 6,7 milioni di euro per la bonifica e il disinquinamento delle vasche di sedimentazione, l'adeguamento e il sistema di contenimento degli scarichi, impegnandosi a dotarsi entro il 2014 di un impianto di trattamento dei reflui.

''La Procura continuera' a vigilare perche' siano rispettati limiti e prescrizioni'', ha concluso il procuratore.

I 4 indagati nell'inchiesta, il direttore dello stabilimento e i tre responsabili degli impianti, sono stati inoltre condannati al pagamento di pene pecuniarie dagli 8 ai 29 mila euro ciascuno per getto di cose pericolose e superamento dei limiti tabellari prescritti dalla legge.