Livorno, 29 novembre 2011 - La Procura di Livorno ha chiesto l'archiviazione per 27 persone al termine di un'inchiesta sui fanghi dei dragaggi nel porto livornese poi utilizzati per essere sversati nella cosiddetta 'vasca di colmata', un'area di 300 mila metri quadri vicino alla Darsena Toscana.

Nell'inchiesta, chiusa nel 2010, furono coinvolti commissari e presidenti delle Autorita' portuali di Livorno, La Spezia e Carrara, funzionari dell'Authority livornese, dirigenti dell'Arpat e imprenditori.

Secondo la procura i fanghi sversati non sono da considerare rifiuti, come invece era emerso dal primo assunto investigativo.

I reati contestati sono di natura ambientale, tra cui la realizzazione e gestione di una discarica non autorizzati: 15 operazioni di dragaggio in porto erano finite con lo sversamento nella 'vasca di colmata' che, nell'ipotesi accusatoria, aveva portato anche un profitto economico per il mancato trattamento dei rifiuti speciali (fino a 369 milioni di euro).

Nella 'vasca' sono finiti fanghi, sedimenti e materiale di risulta di attivita' di demolizione e costruzione
gia' dal 2001 e nel periodo dell'inchiesta (2006-2009) finirono nell'area 455 mila metri cubi di materiali.

In realta', spiegano dalla procura, da una parte l'esito di una prima verifica sul campione di fanghi che aveva rilevato indici di pericolosita' non e' stata confermata dai successivi accertamenti, dall'altra la legislazione in materia e' in continuo divenire. L'area era anche stata posta sotto sequestro del Noe dei carabinieri a inizio dicembre 2008, ma il tribunale di Livorno aveva revocato il provvedimento dopo poche settimane.

Tra gli indagati per cui e' stata chiesta l'archiviazione gli ex presidenti delle Autorita' Portuali di Livorno e La Spezia Roberto Piccini e Cirillo Orlandi, gli ex commissari dell'Authority di Livorno Bruno Lenzi e Salvatore Giuffre', il presidente dell'Autorita' di Carrara Luigi Guccinelli, il legale rappresentante e il consigliere delegato della Societa' italiana Dragaggi Alain Bernard e Pierre Catteau e poi 15 imprenditori o rappresentanti di aziende nel campo del trattamento dei materiali di risulta e tre dirigenti dell'Arpat di Livorno, tra cui l'ex direttore Fabrizio Righini.