Livorno, 16 dicembre 2010 - Miriam trascorrerà le vacanze di Natale nella sua casa di piazza Cavallotti al numero 36. Miriam. L’ufficiale giudiziario e l’avvocato dei proprietari che da due anni non ricevono l’affitto, hanno mostrato grande umanità di fronte al disagio sociale di questa famiglia. Veronica, il marito entrambe disoccupati, tre figli fra cui Miriam, la più grande, di 11 anni, la nonna e la bisnonna inferma. Le forze dell’ordine che dovevano accompagnare l’ufficiale giudiziario non si sono presentate e Daria Faggi, dell’Unione Inquilini, che aveva già organizzato il picchettaggio con pensionati e anziani, ha tenuto testa alle richieste della proprietà e del tribunale. C’è da dire che sia l’ufficiale giudiziario che l’avvocato Anna d’Angelo sono arrivati in piazza Cavallotti mossi dalle migliori intenzioni: quelle di trovare un accordo per evitare che questa famiglia disagiata finisse in strada. Il rinvio è stato notificato a fine febbraio, nel frattempo però gli inquilini troveranno il modo di pagare qualcosa ai proprietari della casa, una sorta di indennizzo simbolico. ''E’ quello che possono fare — dice la Faggi — e noi chiediamo un rinvio perché questa famiglia, con 13 punti in graduatoria, avrà sicuramente un alloggio popolare''. Il problema sono i tempi, ed è proprio questo fattore che viene impugnato sia dal sindacato che dall’avvocato: premere sulle istituzioni — in questo caso il Comune — affinchè entro il più breve tempo possibile dia una casa alla famiglia di Miriam.
 

''Purtroppo — dice l’ufficiale giudiziario — di situazioni al limite come questa ne abbiamo tante a Livorno. Un dramma''. Il suo è un compito ingrato, far uscire la gente da casa, spesso con il supporto delle forze dell’ordine. Ma gli affitti sono alti e coloro che hanno perso il posto di lavoro non ce la fanno a pagare 500, 600 euro al mese. ''Da quando è morto mio marito — dice Laura Bianchi, 61 anni —— vivo con la sua pensione di 914 euro ma pago 510 euro di affitto. Ho trovato un piccolo lavoro a servizio ma per le altre spese mi aiutano i miei figli. Non so quanto riuscirò a pagare il mensile, temo di finire presto in mezzo alla strada''. E come lei ci sono decine di famiglie, la maggior parte extracomunitarie, che non riescono a far quadrare i conti. In piazza Cavallotti, a scongiurare lo sfratto dei parenti della piccola Miriam c’erano molti stranieri. ''Non troviamo lavoro — dicono alcuni marocchini che hanno due, tre figli — e non sappiamo come far mangiare i nostri bambini». Di una cosa però sono certi, nessuno riuscirà a separare i genitori dai loro figli, ipotesi ventilata quando circolava la voce di un possibile collocamento dei bambini in alcune strutture fuori Livorno. ''E i nostri mariti dovrebbero dormire in macchina — dicono in coro alcune giovani manifestanti — coloro che ce l’hanno!''

 

Si attende un pronunciamento del sindaco Cosimi su questa vicenda, tocca a lui chiedere l’intervento della prefettura sia per sbloccare l’uso delle caserme vuote che per attivare la protezione civile. ''Nessuno vuol costruire una baraccoppoli — dicono i livornesi vicini allo sfratto — ma sarebbero sistemazioni provvisorie per evitare di finire per strada''. La mano compassionevole dell’avvocato D’Angelo ha fatto tirare un sospiro di sollievo non solo alla famiglia di Miriam, ma anche a tutti coloro che hanno ricevuto la lettera di sfratto. Non era un gesto di debolezza, ma di carità umana. L’importante, come ha sollecitato anche l’Unione Inquilini, è che l’amministrazione metta mano all’edilizia pubblica''. ''Mi sembra che i livornesi siano diventati un popolo di struzzi — affonda Marino Bisà dell’Unione Inquilini — mentre il sindaco è preoccupato solo di fare l’ospedale a Montenero. Bon per lui che non ha altre grane''.