Livorno, 20 luglio 2010 - "Jessica era una persona meravigliosa. Amava il mondo. E amava soprattutto i suoi due bambini. Quello che faceva, lo faceva per loro", Veronica una delle tre cugine di Jessica Karina Labezzaris Munoz uccisa mercoledì nell’appartamento di via Gobetti, dove si prostituiva, a due passi della piazza principale di Vada, piange. Si asciuga le lacrime e dice: "Meno male che è stata fatta giustizia. Io quella donna, Katia, l’avevo vista una sola volta a dicembre. Jessica mi aveva detto che era una sua amica". Lei con le altre due cugine, una zia della vittima, ed alcune amiche che vivono a Marina di Massa, ieri mattina erano sotto il tribunale di Livorno assistite dagli avvocati Lino Mancini e Nicola Barsotti. Provate. "I familiari non erano a conoscenza del lavoro che Jessica aveva in Italia. Abbiamo parlato con la sorella che vive in Spagna e stiamo seguendo in questo momento le vicende tecniche legate al rientro della salma in Equador. Ci costituiremo parte civile quando ci sarà la richiesta di rinvio a giudizio", dicono i legali che stanno seguendo altre vicende tecniche per le amiche di Jessica alle quali è stato sequestrato denaro e passaporti.
 

Intanto a Vada dove Jessica Karina Munoz aveva vissuto per un paio di settimane si tira un sospiro di sollievo: l’uccisione della donna ha sconvolto la località che d’estate brulica di turisti. E sapere che i killer sono stati arrestati e non sono persone del posto riporta serenità. "Questa è una zona tranquilla. Vengo qui da otto anni e non è mai successo niente", dice Antonio Melani, un turista di 58 anni che per le vacanze abita nel condominio di via Gobetti. Le indagini della Mobile, con la collaborazione dei commissariati di Rosignano e Cecina, sono state rapide. In 72 ore il caso è stato chiuso. Le indagini stanno proseguendo per individuare il quinto complice e per fare ancora maggiore chiarezza sui ruoli e sulle responsabilità del commando.
 

"Jessica ha fatto una brutta morte. E’ morta per asfissia e la sua agonia si è protratta per del tempo", ha spiegato il viceprocuratore Luca Masini sottolinenando la crudeltà con la quale i killer hanno agito. Le indagini hanno permesso di ricostruire gli ultimi movimenti della vittima: alle 9.15 del 14 luglio era stata vista alle Poste dove ha fatto un vaglia postale per la famiglia ed alle 10.40 in un negozio di indumenti intimi a Cecina. Poi il silenzio. La scoperta del cadavere è avvenuta alle 23. L’allarme è stato dato da una connazionale: la donna aveva trascorso tutto il giorno a Cecina in ospedale per un intervento chirurgico. Lei ha riferito alla polizia che aveva cercato di contattare telefonicamente Jessica senza riuscirci. Aveva suonato il campanello, bussato alla porta e si era accorta che la luce in casa casa era accesa. Jessica era morta. "La conoscevo da quando eravamo bambine", dice. Le lacrime solcano il volto. Vite spezzate di donne che sperano in un’esistenza migliore.