{{IMG_SX}}Livorno, 30 aprile 2009 - E’ arrivata. La dottoressa Monica Calamai, nuovo direttore generale dell’Asl 6 si è insediata a Monterotondo. La Calamai è nata a Massa Marittima (Grosseto), ha 47 anni, si è laureata in medicina all’Università di Pisa e si è specializzata in igiene e medicina preventiva. Ha seguito corsi di formazione manageriale per l’alta direzione delle azie de sanitarie. Ha un figlio. Ha lasciato Arezzo (che ha diretto dal settembre 2005) per subentrare al dottor Fausto Mariotti, andato all’Asl di Grosseto. Martedì era già in ospedale, che ha girato in lungo e largo pronto soccorso incluso, dove ha potuto riscontrare di persona quello che ha definito, con sue parole, «un caos specie tra le 10.30 e le 12». «Capisco che alle volte il pronto soccorso faccia storcere il naso — ha proseguito — ma bisogna capire anche che è in atto uno sforzo considerevole per migliorarlo e che ci vorrà un po’ di tempo per raggiungere certi obiettivi di qualità».

 Obiettivi ad oggi lontani, visto quanto abbiamo riscontrato direttamente nella notte tra il 15 e il 16 aprile, quanto denunciano da mesi i sindacati di categoria e quanto sperimentano tutti i livornesi: ore di attesa per i pazienti con codice verde e giallo per mancanza di personale; spazi inadeguati nonostante la stuttura sia nuova, mancanza di medici, procedure e organizzazione del lavoro poco efficace. Il direttore sanitario, Danilo Zuccherelli, ha aggiunto: «Abbiamo verificato che tra le 11 ele 13 e tra le 18 e le 22 si verifca il picco di afflusso dei pazienti al pronto soccorso, per cui stiamo studiando come farvi fronte ricorrendo ad un impiego più flessibile del personale». «Ma per farlo — ha puntualizzato la Calamai — serve il confronto con i sindacati e risposte mirate sul territorio».

I sindacati però, chi più chi meno, hanno lamentato lo sfilacciamento nei rapporti con l’ex direttore generale Mariotti. «Sono convinta che alla direzione generale spetti dirigere — ha commentato la Calamai — e ai sindacati svolgere il loro ruolo, ma per entrambi l’obiettivo deve essere far funzionare l’azienda nel rispetto di lavoratori e utenti». E sul rapporto con i sindaci - che ad Arezzo non sempre sono stati ottimi, specialmente all’inizio, tanto che qualche primo cittadino della provincia livornese pare non fosse entusiasta del suo arrivo - ha sottolineato: «I sindaci hanno una visione localistica dei bisogni, l’azienda ha una visione d’insieme e punta a riorganizzare i servizi, che non significa creare danni ai cittadini, ma migliorare le prestazione». Come quelle per le cure palliative: consolidate a Livorno e in allestimento negli ospedali di Piombino e Portoferraio. A Cecina è operativa l’associazione di volontarito per le cure palliative e i posti letto sono all’ospedale di comunità.