2008-04-06
di MARIA NUDI
L’APPUNTAMENTO di Danilo Marzi con il suo assassino ed eventuali complici giovedì sera, quando è stato ucciso, non era fissato davanti alla villetta con giardino in via Zara dove la vittima viveva con la compagna cubana e le figlie della sua donna, ma in un’altra zona della città. Forse nei pressi della stazione, una zona particolarmente pericolosa e frequenta da molti stranieri, albanesi e romeni. Danilo Marzi era convinto di andare ad un incontro di lavoro invece è andato incontro alla morte. Aveva lasciato il telefono cellulare a casa, un particolare che farebbe pensare che la vittima era convinto di rientrare in tempi brevi. Ora anche sul quel telefono si stanno concentrando le indagini degli investigatori che stanno passando al setaccio le amicizie, i rapporti di lavoro e familiari della vittima. Indagini serrate di carattere patrimoniale, ma che non tralasciano alcun dettaglio neanche lo stato di salute della vittima. Gli investigatori stanno lavorando a tutto tondo: anche ieri mattina la polizia ha avuto un lungo incontro in Procura con il magistrato Giuseppe Rizzo, il pubblico ministero titolare delle indagini sull’omicidio del Tripesce. Una sorta di vertice nel quale sono state messe a punto le strategie investigative per dare un volto al killer e ai suoi eventuali complici.

E NON È ESCLUSO Che in queste ore siano state sentite molte altre persone, amici e conoscenti di Danilo Marzi. Gli interrogatori proseguiranno lunedì quando è stata fissata anche l’autopsia che sarà effettuata nell’istituto di medicina legale di Pisa. Anche l’esame autoptico potrà fornire elementi utili alle indagini, sull’ora della morte, che comunque dovrebbe risalire alle 22 di giovedì, e sopratutto sull’arma del delitto. Molto probabili altri sopralluoghi sul luogo del delitto dove la polizia scientifica è rimasta fin nella tarda serata di venerdì. Un lungo sopralluogo non soltanto nell’oliveto dove Danilo Marzi è stato freddato alle spalle con quattro colpi di pistola, ma anche sulla strada che conduce all’appezzamento di terreno. L’area, che era stata recintata con il classico nastro bianco e rosso, è poi stata messa sotto sequestro dalla polizia giudiziaria. Intanto molto importante è il racconto della compagna cubana di Danilo Marzi, Maria Luz Godoy di 39 anni, che si era rivolta ai carabinieri di Cecina venerdì mattina per dire che l’uomo on era rientrato a casa. Sul racconto della donna viene mantenuto rigoroso riserbo: è stata sentita a lungo venerdì pomeriggio in commissariato dove la polizia ha raccolto anche altre testimonianze. Danilo Marzi avrebbe confidato, qualche tempo fa ad un poliziotto, di sentirsi minacciato.

ERA UNA PERSONA dal carattere mite e considerata da tutti una persona perbene. Il suo omicidio ha sconvolto tutte le persone che lo conoscevano. «Danilo era anche un grande lavoratore: faceva tanti lavoretti con il suo trattore giallo», ci avevano raccontato giovedì mentre la polizia faceva i primi rilievi sul luogo dell’omicidio, alcuni dei proprietari dei terreni. Una zona che Danilo Marzi non frequentava, una zona isolata e al buio che ha permesso al killer a ai suoi complici di allontanarsi senza essere visti. E la da domani i nuovi interrogatori potrebbero riservare clamorosi sviluppi per idenficare l’assassino del pensionato, che aveva lavoraro anche alle Officine San Marco.