di CORRADO RICCI
 

La Spezia, 18 luglio 2013 - IL CANTIERE e i lavori a Manarola furono solo virtuali, allestiti sulla carta secondo una catena di bugie burocratiche tesa a mettere le mani sui fondi destinati alla realizzazione di interventi di messa in sicurezza del territorio dopo le alluvioni del 2000, senza poi badare all’effettiva realizzazione, in barba alle necessità proclamate negli atti, col corredo di una tangente per oliare la macchina truffaldina. Lo ha certificato ieri sera alle 20 il tribunale - giudici Alessandro Ranaldi (presidente), Roberto Bufo e Ettore Di Roberto - dopo quattro ore di camera di consiglio, dando così riscontro al ’quadro’ accusatorio dell’intrigo della finta risistemazione idraulica del torrente Groppo finanziata dalla Regione con lo stanziamento di 388mila euro.

 

I fatti risalgono al 2007 e si collocano in continuità... geografica con il bluff già emerso nell’inchiesta «Mani Unte», quello dei lavori per la soletta di via Discovolo, per i quali sono a giudizio l’ex capo dell’ufficio tecnico del Comune di Riomaggiore Graziano Tarabugi e l’imprenditore Francesco Costa. Loro ieri sono stati condannati ad epilogo del processo satellite istruito, anche questo, dal pm Luca Monteverde: 4 anni di carcere al primo, tre anni e 9 mesi al secondo; per entrambi anche l’interdizione dai pubblici uffici, per 5 anni. Condannato anche il funzionario provinciale Marco del Soldato: un anno e 4 mesi (stesso periodo di interdizione). Di scena era già uscito, col patteggiamento, l’ingegner Claudio Caranza, ’arruolato’ per figurare come redattore del progetto - in effetti realizzato dal Del Soldato, che poi doveva valutarlo - e direttore del cantiere-fantasma. Del Soldato, secondo i giudici, è responsabile di corruzione per aver «incassato» dal primo 4500 euro, a «premio» delle prestazioni in violazione dei doveri d’ufficio. Ad orchestrare l’intrigo è stato Graziano Tarabugi, «committente» dell’intervento di cui, sulla carta, ha certificato la realizzazione ad opera dell’imprenditore Costa, inanellando una serie di falsin tesi ad introitare, nelle casse del Comune di Riomaggiore, 388mila euro.

 

Di una parte di conosce la destinazione finale: 175mila euro a Costa e 77 mila euro a Caranza. Del resto non c’è traccia. Il tribunale, nella prospettiva del recupero delle risorse oggetto della truffa, ha disposto la confisca dell’appartamento di Tarabugi fino a 388mila euro (l’importo del finanziamento) riconoscendo il diritto della Regione Liguria all’ottenimento di una provvisionale per lo stesso importo. Gli imputati sono anche stati condannati in solido al pagamento di una provvisionale di 30mila euro al Comune di Riomaggiore che, attraverso l’avvocato Antonella Franciosi, aveva chiesto un risarcimento-danni per un milione di euro. Gli avvocati difensori Giovanna Daniele e Mirco Battaglini (Tarabugi), Andrea Corradino e Manuela Bacci (Costa), Giuseppe Gallo (Del Soldato) hanno già annunciato l’appello alla sentenza.