La Spezia, 7 settembre 2010 - La questione dei rifiuti non solo sembra essere avulsa dalla ‘cultura’ degli spezzini, ma in un rapido giro per il centro ci si rende conto che non è nemmeno compresa nella ‘vocazione’ cittadina. Fazzoletti gettati a terra con noncuranza, sigarette spente con un ‘lancio’ sul marciapiede, escrementi di cane pronti ad ‘affezionarsi’ alle ruote delle biciclette e via dicendo. L’attenzione per la pulizia delle strade e, più in generale, per l’ambiente, non è certo ‘virtuosa’. Inevitabile quindi che senza l’aiuto delle amministrazioni e delle istituzioni anche un progetto importante come quello della raccolta differenziata, che risponde a normative europee, non sia di facile accettazione e consenso senza un’adeguata facilità ricettiva.

 

"Differenziare i rifiuti in questo modo è assurdo — sbotta Giulio Billante —. I contenitori per la raccolta spariscono alle 10.30 e non ci sono nemmeno tutti i giorni. Basta una cena di pesce il venerdì o i pannoloni di una coppia di gemellini per doversi sorbire il puzzo fino al lunedì, e se non suona la sveglia bisogna tenerselo in casa fino al martedì, chiuso in quei sacchettini leggeri e fragili".

 

Pesce e melone sono al centro delle preoccupazioni anche per Graziana Gianfranchi, titolare del negozio Store in centro e presidente della Confesercenti, che parla anche a nome degli altri associati: "Non c’è l’opportunità per svolgere l’attività di raccolta differenziata. Inizialmente avevano dato un contenitore, uno, per locale, spiegando come dividere i rifiuti. Ma come si fa a tenersi in casa la ‘rumenta’ per tre giorni? Non tutti hanno un terrazzo. Inoltre, come si fa a spiegare ad una persona di 80 anni che deve tenere in casa tre secchi, dividere la spazzatura in sacchetti differenti, portarli fuori un giorno a settimana e che sia il giorno del giusto contenitore. E’ umanamente impossibile. Però la tassa si paga, eccome".

 

"Erano partiti bene — commenta invece Federico Pagni —. All’inizio venivano tutti i giorni, sembrava che volessero ritirare i sacchetti direttamente dal secchio in casa. Ora no. Il disagio, per chi, come me, per lavora utilizzando tanti imballagi, non riguarda solo l’umido. Il cartone che ammucchio non puzza ma non è gradevole dover sistemare voluminose scatole per l’appartamento in attesa del giorno di passaggio della raccolta carta".

 

Germana Valerio auspica almeno di poter tornare ad utilizzare i cassonetti di piazza Beverini "se solo si sapesse che cosa raccolgono. Uno è verde, l’altro è bianco. Sono interrati, vuoti, seminascosti". Il risultato? Sacchetti abbandonati per strada, ammucchiati alle entrate dei negozi, per la gioia dei commercianti che al mattino si trovano le buste dell’immondizia all’uscio, semiaperte, mescolate alle tracce lasciate da cani, piccioni, gatti e gabbiani. "Prima di mettere in pratica la lodevole iniziativa della differenziata, avrebbero dovuto studiare un po’ quelle città europee dove le strategie di raccolta sono state fissate da tempo — osserva Piero Macciò, titolare della pelletteria di Corso Cavour — e dove c’è consenso nella popolazione su ciò che c’è da fare per i rifiuti". Nel frattempo, resta l’interrogativo di Giuseppe Olmi: "E io la spazzatura dove la metto?".