Un gruppo unito e compatto per la salvezza

Senso di appartenenza e mentalità ambiziosa: lo Spezia pensato e voluto da Macìa sta perseguendo queste due indispensabili qualità

di Fabio Bernardini

"Senso di appartenenza e mentalità ambiziosa". Lo Spezia pensato e voluto da Eduardo Macìa sta perseguendo queste due indispensabili qualità identitarie. Pregi che lo stesso direttore dell’area tecnica ha ammesso di aver già intravisto in seno al gruppo aquilotto: "Rispetto a prima, ora la squadra è arrabbiata quando perde, dal più giovane al più vecchio, vedo il cambiamento come approccio mentale". Una filosofia vincente che il gruppo aquilotto sta dimostrando di alimentare in modo crescente, partita dopo partita, anche grazie al sapiente lavoro di mister Luca Gotti. Lo si è visto nelle prestazioni e nella mentalità, sempre più convincenti, messe in mostra dai bianchi contro la Cremonese, la Salernitana, il Milan, la Fiorentina, l’Udinese e, buon ultimo, contro il Verona. Al ‘Bentegodi’ i tifosi bianchi hanno potuto ammirare una squadra con lo ‘spirito-Spezia’, affamata di punti fondamentali in chiave salvezza, nell’ottica di un’ambizione e di un senso di appartenenza per i colori sociali sempre più sentiti dai protagonisti. Dogmi fondamentali per gli spezzini, così come per Macìa e Gotti.

Ora lo Spezia ha un’anima aquilotta spiccata, dalla quale emerge il senso dell’unità e della compattezza tra le varie componenti. La mente, in tal senso, richiama analogicamente a ciò che avvenne alla squadra di Italiano a Pescara nell’ottobre 2019, quando il due a uno in rimonta firmato da Bartolomei e Guðjohnsen spianò la strada all’incredibile cammino dei bianchi verso la promozione in Serie A. Evidenti le similitudini anche con i successi conquistati a Napoli dalle squadre di Italiano e Motta, con quest’ultimo che, proprio grazie ai tre punti realizzati al ‘Maradona’ e a quelli successivi a Marassi contro il Genoa, cementificò la sua panchina e sviluppò nel gruppo uno spirito garibaldino di stampo spezzino. La vittoria di Verona ha il sapore della svolta proprio perché ha certificato un grande passo in avanti nel cammino di crescita della squadra sul piano del gioco, ma soprattutto dell’unità del gruppo e del legame inscindibile giocatori-tecnico-tifosi. Il tutto a rispecchiare il coraggio e l’ambizione di Maciana memoria.

Lo si è percepito al momento dell’infortunio di Dragowski quando tutti i giocatori sono sprofondati nella disperazione, con l’abbraccio di Bastoni a ‘Drago’ e il bacio di Nikolaou sulla testa del portiere nel tentativo di consolarlo, infondendogli un affetto fraterno che dà l’idea della ‘famiglia-Spezia’. A seguire il gesto di Nzola al gol del pareggio, con la sua corsa verso la panchina a sventolare, insieme agli altri giocatori, la maglia di Dragowski. Per non parlare della gioia collettiva al gol del due a uno dello stesso Nzola, il cui urlo alla Tardelli ha coinvolto tutti quelli che hanno a cuore i colori bianchi: ecco l’ambizione e il senso di appartenenza. La festa finale degli Aquilotti sotto la curva assiepata dai seicento tifosi bianchi, tra baci e abbracci di chi ha giocato e di chi ha assistito alla gara dalla panchina, ha ulteriormente messo in risalto la mentalità orgogliosa e ambiziosa di tutti, imprescindibile per la salvezza. Avanti così!