Tutti zitti quando lo Spezia ha subìto i torti

La scorsa stagione il rigore ‘regalato’ alla Lazio, in questa la doppia beffa a Cagliari col penalty negato a Gyasi e quello molto dubbio ai sardi

La serie A è un po’come i Promessi Sposi, un romanzo dove le vicende di umili e potenti si intrecciano al punto da farne un gigantesco regolamento di conti all’interno della Storia. Poveri consumatori (cioè, tutti noi) se il Codacons, invece di occuparsi delle bollette alle stelle, che innescheranno un’inflazione che si mangerà stipendi e risparmi, chiede la ripetizione di Milan-Spezia per "errore tecnico clamoroso, certamente commesso in buona fede" (e meno male, altrimenti Serra era già a San Vittore) a tutela dei tifosi che "hanno diritto ad assistere ad uno spettacolo sportivo esente da errori tecnici (pietà per l’italiano vilipeso)". Primo: il gol di Messias è a gioco fermo, non è stato annullato, "tamquam non esset", quindi? Secondo: ammesso l’errore sul vantaggio (che è una norma, non una regola), il fallo non è proprio pacificamente per il Milan: l’unico a dirlo, nella canea pro grandi che imperversa sui media, è stato l’ex Nazionale Angelo Di Livio, con tanto di ingrandimenti alla moviola eloquenti nel dimostrare che è Rebic a dare un calcio a Bastoni, che per giunta viene ammonito. Terzo: Serra chiude la carriera come vittima del criterio cardine che da sempre ispira i designatori, teorizzato da Aldo Giordani (per i più giovani: un vero maestro del giornalismo sportivo, specialista di basket): se la grande ospita una piccola, si manda un arbitro di poca personalità (Giordani li definiva "le belle gioie"), al contrario, la grande viene sempre tutelata in casa di una piccola da uno dei migliori. Finché così sarà, non vedremo mai più un Verona scudettato (nel 198485, unica stagione con il sorteggio integrale) e sempre arbitraggi come quello di Serra, nel dubbio sempre pro Milan (come i telecronisti delle pay-tv, tristi nella loro parzialità). Non tanto per un rigore (anche se a parti invertite non si andava nemmeno al Var) ma per tante piccole scelte, come i calci e le trattenute quando lo Spezia provava a venire fuori, sanzionati solo se nettissimi. Nella foga la maionese è impazzita: Serra non vede il vantaggio e si scusa. Gesto nobile, ma anche qui avremmo voluto vedere se uno dei bianchi avesse toccato l’arbitro come Rebic, erano almeno dieci giornate di squalifica. E non ricordiamo una parola per il rigore scandaloso dato alla Lazio la scorsa Pasqua o l’arbitraggio scientifico pro Roma all’ultima giornata, né per la doppia beffa di Cagliari, il rigore non dato a Gyasi e, sul ribaltamento, quello inesistente dato ai sardi: con lo Spezia a 24 e il Cagliari a 15 che classifica sarebbe? Non ricordiamo nemmeno scuse allla Roma (rigore negato a Zaniolo) contro il Milan.

Mirco Giorgi