La favola di Mastinu, dalla D alla Serie A

Dai play-off con l’Olbia quattro anni fa a quelli con la maglia dello Spezia. Cuore aquilotto: "Orgoglioso dell’affetto dei tifosi".

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di Fabio Bernardini

Gli spezzini, è cosa nota, sono da sempre mugugnoni e diffidenti, ma quando qualcuno entra nei loro cuori vi resta per sempre. Ne sa qualcosa l’attaccante aquilotto Giuseppe Mastinu, 28 anni, approdato allo Spezia nel 2015 e divenuto col trascorrere del tempo un autentico beniamino dei supporter aquilotti: questione di classe, talento, ma soprattutto tanto cuore. Le settantatre presenze con la maglia bianca, con sette gol e sette assist ma soprattutto la conquista della promozione in Serie A sono state le ciliegine sulla torta di questo rapporto empatico tra l’attaccante sassarese e il popolo bianco.

La sua è una favola stupenda: nel 2016 giocava i playoff in Serie D con l’Olbia, quattro anni dopo in B con lo Spezia approdando in Serie A.

Mastinu dalla Serie D alla Serie A nel giro di quattro anni, una storia bellissima.

"Ancora non ho realizzato quanto abbiamo fatto, probabilmente me ne renderò conto con l’inizio della nuova stagione. Ora siamo ancora frastornati da una vittoria incredibile in un campionato difficile come la Serie B. Un successo meritato che è frutto anche della grande professionalità che abbiamo dimostrato nel periodo del lock down perché quando siamo ritornati sul terreno di gioco eravamo tutti in forma. È stata fondamentale anche la società che non ci ha fatto mancare niente dando serenità a tutti noi, comportandosi come se nulla fosse successo, facendoci concentrare solo al calcio giocato".

Lei ha fornito un contributo determinante in alcune partite: pensiamo ai match con Cosenza e Livorno.

"Penso che ciascuno di noi, durante l’arco della stagione, abbia dato il suo apporto importante trascinando il complesso alla vittoria. Nei play-off, ad esempio, è stato fondamentale il capitano, probabilmente perché più abituato a giocare questi match".

Italiano e i tifosi la descrivono come l’uomo dal talento innato perennemente col sorriso.

"Credo di aver portato un po’ di spensieratezza e imprevedibilità. Anche il mister, in effetti, lo dice sempre. Del resto, io e lui, abbiamo caratteri molto similari".

Cos’ha pensato al triplice fischio dell’arbitro Sacchi?

"È stato il suono più lungo della mia vita, non finiva più. Quando il mister mi ha mandato in campo, in quegli istanti finali di partita, il mio unico pensiero era quello che non potevamo privarci di ciò che avevamo conquistato con la sofferenza".

A chi dedica questa grande vittoria?

"Alla mia famiglia, a mio figlio Giulio. E naturalmente al gruppo".

Juve, Inter, Milan, Roma Lazio: ha realizzato lo spessore del prossimo campionato?

"Ho compreso che andremo a giocare a San Siro, all’Olimpico, al San Paolo quando mi hanno mandato la fotografia con il logo dello Spezia affiancato a quelli dei grandi club italiani. Ovviamente, non ci fermeremo qui: punteremo a vincere lo scudetto perché la qualificazione in Champions sarebbe un fallimento… (ride ndr.)".

Spezzino ad honorem e aquilotto per sempre: che effetto le fa?

"È un motivo di grande orgoglio. Ho lottato per restare qui anche quando non sarei dovuto rimanerci. Spezia è la mia seconda casa".

Pronto un nuovo tatuaggio per festeggiare la storica promozione?

"Molto probabile".