"È l’occasione di una vita. Da pelle d’oca"

Adrenalina alle stelle nell’attesa della sfida di stasera che potrebbe cambiare il destino del Golfo. "Abbiamo sudato tutte le nostre conquiste".

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di Fabio Bernardini

Il percorso di una vita di fede bianca in una sera. Gli spezzini arrivano alla partita più importante con l’eccezionale entusiasmo che portano in dote, ma ancor di più con la tenacia e l’orgoglio che appartengono loro. Perché, ancora una volta, c’è la consapevolezza che la vetta più alta dovrà essere conquistata attraverso le armi del sudore, del sacrificio e della sofferenza. Non è un popolo avvezzo alle facili vittorie o ai lustrini quello spezzino, tutto quello che ha conquistato nella lunga linea bianca è arrivato attraverso ‘battaglie’ che il più delle volte parevano impossibili salvo poi rivelarsi realizzabili.

Sono queste ore cariche di tensioni per chi ha a cuore i colori bianchi, con flash back di vita aquilotta che affiorano ripetutamente, quasi a ricordare al destino che "adessso è giunto il nostro momento". Momenti difficili da metabolizzare per quei vecchi tifosi che quella maglia bianca l’hanno seguita ovunque, da Tortona a Cairo Montenotte, da Sorso a Vittoria, non certo a San Siro o all’Olimpico come capitava ai rivali pisani. La via ripercorsa è quella di una fede trasmessa dal papà fin dai primi anni di vita, di un passato glorioso in cadetteria narrato dai nonni e solo negli ultimi decenni assaporato in prima persona, di un campionato vinto (1985-86) senza società con la sola forza della disperazione di un popolo che si strinse attorno alla sua squadra. E ancora di tre fallimenti del club, della vittoria incredibile di un campionato di C1 nel 2006 grazie alla mobilitazione di un’intera città che scese in piazza per difendere il diritto di giocare la partita col Genoa (poi vinta) al ‘Picco’. I pensieri vanno poi allo ‘Spezia siamo noi’ del 2008, con uomini e donne che sacrificarono una parte dei loro stipendi per aiutare il club sull’orlo del baratro (oltre 500mila euro raccolti in pochi giorni), ai tanti ‘fratelli’ e ‘sorelle’ non più tra noi che da lassù continuano a sventolare le bandiere bianche. E immancabile riaffiorano i ricordi della rinascita del sodalizio nel 2008 con Gabriele Volpi, dalla Serie D alla B con annesso triplete, fino ad arrivare all’attualità. La quale, guarda caso, come pare essere nel dna di questa città eternamente condannata a lottare e soffrire, propone uno Spezia in alta quota in uno dei periodi più difficili della storia a seguito della pandemia. Ma, ancora una volta, gli spezzini si sono rimboccati le maniche andando controvento: lo fecero nel 1944 quando sostennero a distanza il miracolo di undici eroi che conquistarono lo scudetto contro il grande Torino, lo stanno riproponendo ora con il loro fondamentale tifo ai ragazzi di Italiano nell’impresa che vale la storia. Una sofferenza indicibile non essere al ‘Picco’ per chi su quelle scalee ha sviluppato amore, senso di appartenenza e orgoglio per la propria terra. Ma da buoni spezzini, mugugnoni e indolenti e al tempo stesso tenaci e combattivi, ecco arrivare l’ennesimo richiamo alla fede di una vita: "Lo Spezia ha bisogno di noi, con la voce e il cuore fino all’ultima battaglia saremo vicini alla nostra squadra del cuore".

Tutti in strada, dunque, con la raccomandazione dell’uso delle mascherine, per soffiare il vento dell’entusiasmo sulle ali delle Aquile spingendole verso la vetta più alta. Uniti nel segno di quella fratellanza bianca nata con lo Spezia, da vivere intensamente e con inevitabile sofferenza negli ultimi novanta maledettissimi minuti dell’ultima partita. "È la nostra vita, ogni gioia è sempre arrivata dopo sofferenze e sacrifici. Non abbiamo mai mollato, ora siamo nel punto più alto e daremo tutto noi stessi per le maglie bianche, perché niente è facile e nulla è impossibile. Scriviamo insieme la storia, forza Aquile ora e sempre!".