Aquilotti premiati perché hanno saputo soffrire

Cent’anni dopo Prospero Morando, alla giornata numero 22 come un anno fa, lo Spezia batte ancora il Milan come avevamo scaramanticamente evocato ieri. Speriamo che i purtroppo non pochi spezzini che antepongono allo Spezia il tifo per le “strisciate” prendano atto che finché saremo in A (speriamo il più a lungo possibile) è veramente triste tifare contro la propria comunità. Fatta questa premessa, perché lo Spezia, a dispetto di tutto, ha meritato di vincere? Perché nel calcio esiste una componente fondamentale che si chiama sofferenza, altrimenti le partite si potrebbero decidere a tavolino, se si guardasse la mera cifra tecnica dei protagonisti. E poi perché un portiere forte conta. Provedel è un po’ Garella, un po’ Zoff, un po’ Albertosi, uno che ha fatto la storia del Milan partendo proprio dallo Spezia. Sbaglia sul rigore perché malservito, per il resto è semplicemente mostruoso. Tutti bravi, ma Erlic è un gigante, con lui Kiwior, vera rivelazione in questo ruolo un po’ all’antica che davvero riconcilia con il calcio vero, quello fatto di sudore e passione. Per i due spezzini non abbiamo più parole, ma solo commossa gratitudine: se Pioli modifica l’assetto mettendosi a specchio perché li teme, è un bell’attestato al valore. Lasciamo che le mille prefiche prezzolate piangano sull’episodio di Messias, ad esse diciamo che il Milan ha tanti campioni, ma un asceta del sacrificio come Gyasi no, ed è giusto che il mattatore sia stato proprio lui. E bravo Motta, che azzecca tutte le mosse, con Agudelo devastante su entrambi i gol, perché se sei veloce fai la differenza anche se non sei quotato al fantacalcio. Peccato che domenica perdiamo Maggiore e Reca, ma ora godiamocela. Mirco Giorgi