Governo, Orlando: "Non credo cadrà sul nodo dei balneari"

La Spezia, il ministro del lavoro: "Pensare di perdere 300 miliardi di euro per questo mi sembra sproporzionato"

Da sinistra Andrea Orlando, Agnese Pini e Piera Sommovigo (foto Frascatore)

Da sinistra Andrea Orlando, Agnese Pini e Piera Sommovigo (foto Frascatore)

La Spezia, 20 maggio 2022 - "Fisiologico ci sia una lettura geopolitica diversa tra le forze politiche, quello che non si poteva mettere in conto, la ragione per cui si rischia di perdere le risorse del Pnrr. Stiamo insieme per gestire pandemia e Pnrr, poi crolla tutto sulle concessioni balneari. Pensare di perdere 300 miliardi di euro perché non si trova il quantum adeguato a risarcire le aziende balneari che hanno investito mi sembra sproporzionato nel pieno di una guerra". Lo ha detto il ministro del Lavoro Andrea Orlando oggi a La Spezia all'evento 'Con tutto il futuro che c'è', intervistato dalla direttrice della Nazione, Agnese Pini. "Non credo che cada il governo su questo, lo posso capire sulla guerra che in passato ha diviso partiti e destini" ha aggiunto Orlando. Il ministro ha ricordato che "il pezzo di destra che sta all'opposizione tiene sotto scacco gli altri, la rincorsa della Lega a Fdi porta il centrodestra a una situazione che mette in discussione il destino del governo. Questa dinamica si può riverberare su altre questioni, lo vedo come un possibile pericolo nei prossimi mesi".

"Se Il M5s fosse come noi sarebbe il PD. Se due forze politiche si omologano perdono consenso. Il campo è largo perché si occupano posizioni diverse ma ci sono punti in comune. Obiettivi strategici ci uniscono come transizione ecologica e lotta alle disuguaglianze sociali", ha detto poi  Orlando. "Sulla guerra fino a qui ho visto accenti diversi, ma il sostegno all'Ucraina con le sanzioni è arrivato da tutto il Governo. Quando Conte dice che le armi non sono la soluzione ma occorre anche una iniziativa diplomatica, pone una questione giusta che è maturata anche in alcune posizioni del Pd. Occorre una via diplomatica per uscire della guerra, con un interlocutore forte come gli Usa. L' Europa deve farsi carico di costruire rapporti con quei Paesi che non hanno condannato l'invasione di Putin. Cina, paesi africani, India. Abbiamo bisogno non solo delle armi ma della politica".