Invita una ragazzina in casa e poi la stupra

Tre episodi di violenza in due mesi ad opera del vicino trentenne. La Cassazione conferma la condanna a 10 anni di reclusione

Violenza (foto d'archivio Newpress)

Violenza (foto d'archivio Newpress)

La Spezia, 26 gennaio 2020 - La corte suprema di Cassazione, terza sezione, ha confermato la condanna a dieci anni di reclusione per violenza sessuale continuata su minore nei confronti di Ahshraf Ezat Anwar Elhabiby, 33 anni, di origine egiziana. Aveva 28 anni quando, all’epoca vicino di casa della tredicenne oggetto dello stupro, in tre occasioni distinte aveva costretto la ragazzina a subire atti sessuali. Confermato, quindi, il verdetto di primo grado pronunciato dal collegio del tribunale della Spezia presieduto da Gianfranco Petralia, in seguito all’inchiesta coordinata dal pm Federica Mariucci e svolta dalla squadra mobile, e anche quello della corte d’Appello di Genova del 26 marzo 2019 dopo il ricorso presentato da Elhabiby, difeso dall’avvocato Katia Acquaro. Con la sentenza ora definitiva, l’uomo già colpito dall’interdizione cautelare dai luoghi frequentati dai ragazzi, che proseguirà anche tre anni dopo l’espiazione della pena, finirà in carcere. L’ordine di esecuzione è già stato emesso, anche se lui nel frattempo non vive più alla Spezia. Dovrà anche liquidare, in prima battuta, 25 mila euro a ciascuno dei genitori della ragazzina, oltre a pagare le spese legali. Pienamente soddisfatti gli avvocati di parte civile Sabrina Romagnoli e Massimo Lombardi, difensori di fiducia dei genitori della vittima che nel frattempo è divenuta maggiorenne.

I fatti erano avvenuti tra la fine di settembre e il primo novembre del 2014 in un paese della Val di Magra. Mentre la minore attendeva sotto casa sua un’amica, Elhabiby la invitava con una scusa all’interno della propria abitazione al piano terra dello stesso edificio, quindi dopo aver chiuso la porta a chiave violentava la ragazzina. Aveva poi ripetuto la stessa cosa in altre due occasioni.

Solo alcuni mesi dopo la vicenda era emersa grazie allo scrupolo di una professoressa della scuola media che, senza farsi accorgere, dopo aver carpito strane espressioni fra i suoi allievi, aveva attenzionato il loro confabulare sospetto, senza farsi accorgere. Alcuni studenti, in gita scolastica, ascoltavano i racconti della ragazza. 

La professoressa, una volta capito di cosa si trattava, aveva ritenuto opportuno informare i genitori. Questi caddero dalle nuvole. E, con garbo, tenendo coperta la ‘fonte’, sollecitarono la figlia a confidarsi, facendo leva sulla stranezza delle ’gentilezze’ del vicino di casa: sorrisi e premure ben oltre l’ammissibile. La ragazza, messa alle strette, aveva ammesso i rapporti sessuali. La prova regina dell’accusa – oltre ai verbali della squadra mobile che aveva ascoltato genitori, professoressa e compagni di cla sse – è stata quella del racconto della ragazzina ascoltata nella forma dell’incidente probatorio, con l’assistenza di una psicologa. Massimo Benedetti © RIPRODUZIONE RISERVATA