Velisti dispersi, il cargo fantasma. Segnale oscurato prima del ‘botto’

Nuove rivelazioni di Rosa Cilano. "L’anonimo teme di essere ucciso"

Aldo Revello e Antonio Voinea sul Bright durante la traversata dai Caraino alle Azzorre

Aldo Revello e Antonio Voinea sul Bright durante la traversata dai Caraino alle Azzorre

 La Sspezia 16 novembre 2018  – «La nave che, secondo la fonte anonima, ha speronato il Bright, prima di raggiungere il luogo dove si è verificata la collisione, aveva il transponder disattivato e non era localizzabile». Rosa Cilano aggiunge un altro elemento inquietante al giallo dei velisti scomparsi in Atlantico - il marito skipper Aldo Revello e l’amico marinaio Antonio Voinea - il 2 maggio scorso, a 330 miglia ad Est delle Isole Azzorre e a 410 miglia da quelle portoghesi, quando alle 15,48 è partito l’Sos-lampo a mezzo epirb. Della circostanza ha dato notizia ieri durante l’intervista in diretta su Rai 2 condotta da Giancarlo Magalli nell’ambito della trasmissione i «Fatti Vostri».

L’elemento di fatto sarebbe conseguenza di una ricerca mirata sul fronte di una società che opera nella mappatura del traffico mercantile sulla base del segnale Ais (Automatic Identification System) che, attraverso la localizzazione satellitare connessa al transponder, fornisce le coordinate geografiche delle navi, ferme o in navigazione: un obbligo imposto dalle norme in materia di sicurezza.

«Ci spiace, non disponiamo di dati registrati...» sarebbe stata la risposta della società al quesito avanzato non appena si è palesata la fonte anonima che ha riferito dello speronamento.

Rosa ha riferito che la fonte in questione non è stata testimone diretta dello schianto ma che si trovava a bordo della nave (compagnia armatoriale belga, bandiera di Hong Kong, ndr) e ha appreso la circostanza da testimoni, sentendo poi il bisogno di riferire la stessa, via messanger, «per scrupolo di coscienza», ma sotto mentite vesti per evitare l’identificazione. Una precauzione indotta dalla paura. «Mi ha detto che teme di essere ucciso», ha spiegato ieri Rosa, andando oltre quanto già riferito via Facebook e durante le conferenze stampa per scuotere le coscienze dei testimoni ed indurli a parlare, con nome e cognome, così da imprimere una svolta decisiva alle indagini da parte della Procura di Roma. A detta di Rosa, il pm sta ancora lavorando all’identificazione della fonte anonima. Al suo vaglio ci sono però altri elementi, come l’esistenza di fotografie di danni alla nave ‘leggibili’ come la prova dell’impatto di essa con l’albero del Brigtht.

Lei è convinta della credibilità della fonte anonima. E ieri ha rilanciato: «Voglio solo sapere la verità, il resto non mi interessa...» con riferimento al perseguimento, alle sanzioni penali dei responsabili e alle rivalse economiche.