Mega-truffa alla comunità ebraica. L’ex tesoriere spezzino patteggia

Carta false per far sparire dalla cassa un milione e 691mila euro

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Milano, 27 ottobre 2017 – La caccia al fiume di denaro sparito dalla cassa della Comunità Ebraica di Milano ha portato alla Spezia. A sottrarlo al patrimonio della potente associazione lombarda era stato il tesoriere Stefano Sergio Lainati che, milanese di nascita, negli scorsi anni si era stabilito nel golfo, coltivando iniziative imprenditoriali. Lui, indagato per truffa e falso – dopo aver superato nel 2014 (quando scoppiò il caso) un momento di sconforto che lo aveva portato a tentare il suicidio – ha alzato bandiera bianca, chiudendo i conti con la giustizia minimizzando i danni, scongiurando la prospettiva del carcere. Il suo legale, l’avvocato Anna De Feo, ha raggiunto l’accordo con il pubblico ministero Giordano Baggio della Procura di Milano per il patteggiamento della pena: un anno e 8 mesi di reclusione, con indotta sospensione condizionale.

Il patteggiamento ha ‘abbracciato’ i reati perseguibili dal limite-spartiacque della prescrizione - e ciò dal primo gennaio del 2010 - fino al 4 giugno del 2013. Il quantum della beffa, quantificata nel capo di imputazione, è di un milione e 691mila euro (639mila nel 2010 e un milione e 53mila euro nel triennio 2011-2013). La ricostruzione è opera della Guardia di Finanza che ha passato al setaccio i conti della comunità e ha ricostruito il percorso dei denari sottratti dalla stessa, attraverso una serie di intrighi documentali.

Secondo l’accusa, Lainati ha determinato l’ammanco inanellando una serie di artifizi e raggiri: false copie dei verbali della riunioni della Giunta della Comunità Ebraica, falsicazione delle firme di soggetti autorizzati ad operare sui conti correnti, falsificazione della contabilità della comunità - istituendo tra l’altro un conto cosiddetto transitorio - al fine di celare e giustificare gli ammanchi originati dall’attività predatoria, sia creando costi fittizi, sia omettendo di appostare ricavi conseguiti dalla comunità stessa. I fondi sono stati destinati a società in cui lui risultava socio formale o di fatto: a Milano, nella gestione di una palestra; nello spezzino per la gestione di una società immobiliare e di due bed and breackfast. Esaurita la resa dei conti sul piano penale, e sempre aperta l’azione legale, sul piano civile, della comunità ebraica nel tentativo di recuperare almeno parte delle risorse che hanno preso il volo. E anche la Procura della Repubblica spezzina sta stringendo il cerchio attorno ad alcune ipotesi di riciclaggio.