Manda 386 messaggi all'ex fidanzato. "E' una stalker", ma il giudice la assolve

Lei aveva mandato 386 messaggi, ma l’ex fidanzato aveva risposto

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

La Spezia, 11 giugno 2019 – Era accusata di stalking nei confronti del suo ex fidanzato, con il quale ha avuto una relazione durata parecchi mesi e conclusasi in modo travagliato. Lui, che ha 38 anni, avrebbe lasciato lei di 29, perché diventata insopportabile. Al punto da formalizzare le accuse e indurre il giudice delle indagini preliminari ad emettere anche il divieto di avvicinamento per la donna. Accurata pure di avergli bruciato la bicicletta per ripicca. Cosa che, invece, lei ha sempre negato. Come ha sempre definito la relazione ‘tormentata’, questo sì, ma in modo bilaterale e non soltanto da una parte.

Ieri il giudice Gianfranco Petralia ha assolto la donna, accogliendo in pieno la tesi difensiva sostenuta dal suo avvocato di fiducia Massimiliano Sagradini. Lo stesso pubblico ministero Maria Pia Simonetti si è espressa per la non colpevolezza. Nello specifico, il capo di imputazione è stato riformulato da stalking in minaccia per un singolo episodio, ma è arrivata ugualmente l’assoluzione dell’imputata, perché considerato di particolare tenuità.

L’uomo aveva prodotto gli sms e le mail intimidatorie del tipo «Giuro che diventerò il tuo peggiore incubo», «Me la pagherai», «Fai vedere tutto ai carabinieri, non mi fai paura», «Se scopro che te la fai con un’altra donna, ti rovino la vita». Sono ben 386 i messaggi-choc finiti agli atti dell’inchiesta. Dal canto suo l’avvocato Sagradini ha prodotto la corrispondenza tra i due: anche lui aveva inviato mail e messaggi a lei, che poco si conciliavano con l’accusa di stalking. E anche la presunta fine della relazione indicata nell’agosto 2016 da parte dell’uomo, non sarebbe stata veritiera. L’avvocato difensore ha prodotto delle foto che ritraevano i due in atteggiamenti intimi ed erano riferiti ad un periodo successivo, al punto da ritenere la coppia ancora effettiva, con i suoi alti e bassi, nel maggio 2107, se non addirittura nell’aprile 2018.

E probabilmente sono state ritenute importanti dal giudice anche le registrazioni di alcune telefonate, prodotte dalla difesa, dove il trentottenne usava termini molto forti nei confronti della donna. In definitiva, le dichiarazioni della parte offesa non hanno avuto riscontro o lo hanno avuto solo in parte. Era vero, in parole povere, che la donna avrebbe spinto per rimettersi insieme, ma lo avrebbe fatto in modo lecito.

Per l’uomo, assistito dall’avvocato Domenico Franchini del foro di Milano, era comunque diventato un incubo, con ansia crescente e cambiamento delle abitudini di vita. Era arrivato anche al punto di temere il danneggiamento dei suoi beni, tanto da installare delle telecamere spie attorno alla casa e anche alla sua barca.

Massimo Benedetti