Sospeso per le sue posizioni su coppie gay e fine vita

Ecco cosa dice il decreto emesso dal Tribunale ecclesiastico

Le dichiarazioni sul fine vita rilasciate in occasione del dibattito sull’eutanasia organizzato dall’associazione Coscioni a Genova, ma anche la partecipazione alla popolare trasmissione tv di Italia1, Le Iene: sono questi, secondo il Tribunale ecclesiastico della Diocesi spezzina, gli episodi che hanno costituito la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, portando la Curia a sospendere ‘a divinis’ don Giulio Mignani, il prete di Bonassola. Lo si legge nelle carte del decreto penale notificato l’altro ieri al parroco. Don Giulio, infatti, l’8 dicembre dello scorso anno era stato raggiunto da un precetto penale: un’ammonizione, per usare un gergo calcistico, con tanto di invito a "osservare gli impegni pastorali e canonici che ha assunto con la sacra ordinazione" e ad "astenersi da esternazioni pubbliche contrarie al Magistero della Chiesa", stabilendo che se ciò non fosse stato osservato sarebbe incorso nella sospensione dalla celebrazione pubblica dei sacramenti. Un avvertimento rimasto inascoltato, con don Giulio che ha continuato a esporre le proprie convinzioni. Nel mirino del Tribunale ecclesiastico, oltre ad alcune interviste e alle opinioni rilasciate al dibattito su eutanasia e democrazia organizzato il 29 marzo scorso, anche la partecipazione alle Iene. Nella puntata andata in onda il 18 maggio di quest’anno, don Giulio ha vestito i panni della Iena per un giorno al fine di confrontarsi con don Francesco, un parroco dell’hinterland bolognese fortemente contrario alle unioni gay, che in quelle settimane aveva pubblicato una foto sui social che destò molte polemiche. Un confronto che alla fine non è avvenuto per la riluttanza del prete bolognese, ma che ha visto il prete di Bonassola esprimere comunque il proprio pensiero sulle unioni omosessuali, confutando alcune dichiarazioni rese dal collega emiliano a telecamere spente. Nelle carte del decreto però c’è di più: c’è la consapevolezza del prete di non essere l’unico parroco a pensarla così, e che prima o poi la Diocesi avrebbe presentato il conto. "Tante persone che fanno parte del mondo religioso non si espongono, mi dicono personalmente di essere d’accordo ma poi preferiscono non esporsi, perché la conseguenza, che posso prima o poi subire sulla mia pelle, è la sospensione a divinis".

Matteo Marcello