Scanzi e il genio di Battisti Il mito spiegato in 10 capitoli Stasera al molo di Monterosso

Per il giornalista toscano il celebre cantautore sta all’Italia come i Beatles stanno al mondo. Il suo racconto protagonista nell’ambito della settima edizione di ’Un mare di libri’.

Scanzi e il genio di Battisti  Il mito spiegato in 10 capitoli  Stasera al molo di Monterosso
Scanzi e il genio di Battisti Il mito spiegato in 10 capitoli Stasera al molo di Monterosso

Dopo aver dedicato le sue precedenti opere a Franco Battiato e Giorgio Gaber, con l’ausilio di pezzi musicali, immagini e filmati, Andrea Scanzi racconta adesso in dieci capitoli i motivi per i quali Battisti sia un cantautore che ha segnato un’epoca. Il libro ‘Lucio Battisti, il genio invisibile’, del giornalista toscano, sarà protagonista, stasera alle 21.30 con ingresso libero, al Molo dei Pescatori di Monterosso, nell’ambito della settima edizione di ‘Monterosso: un mare di libri’. E i motivi quindi? Perché Battisti è la più grande e geniale espressione italiana del concetto di ‘canzone popolare’; perché sta all’Italia come i Beatles stanno al mondo; perché credono di conoscerlo tutti, ma in realtà lo conoscono in pochi; perché era un genio: un implacabile costruttore di melodie, ora immediatissime e ora ricercatissime; perché nessuno, tra i miti italiani, ha coltivato così ostinatamente il concetto più assoluto e totale di assenza; perché se ne fregava della politica, ma è stato uno dei più grandi rivoluzionari del Novecento; perché ancora oggi viene chiamato da molti ‘papà dei cantautori’, eppure ‘cantautore’ in senso classico non lo era per niente; perché quando Mogol gli dava dei testi splendidi sapeva esaltarli, e quando gli propinava dei testi bruttini sapeva esaltarli lo stesso; perché non ha parlato quasi mai, ma ha detto tutto. E, infine, perché Scanzi lo ha sempre adorato. "Talento puro e atipico – scrive Scanzi – Lucio Battisti è stato un solista suo malgrado: era felice solo se circondato da musicisti, detestava apparire e adorava la complicità triviale con la band. I suoi brani non possono invecchiare perché, musicalmente, sono avanti di decenni: è il tempo che invecchia, mica lui. La svolta criptica con Panella, che attende ancora una riscoperta definitiva, fu l’epilogo naturale di una vita da cercatore instancabile: Battisti non parlava di rivoluzione perché la rivoluzione era lui, e di sé non amava parlare. Il suo fascino è da cercarsi anche nell’alone saturo di mistero".

Marco Magi