Alla sbarra il ladro seriale delle chiese

Smascherato delle telecamere-spia e dall’impronta digitale dopo il furto nella parrocchia di Rebocco . Depone il parroco

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

La Spezia, 15 novembre 2019 - Ladro di chiese, conventi ed edifici annessi. Un chiodo fisso quello di Umberto Bellicoso, 51 anni, spezzino: nel corso della sua carriera criminale ha inanellato decine di incursioni furtive ai danni (in prevalenza) di complessi religiosi. Nessun movente ideologico-persecutorio contro chi indossa la tonaca. Solo questione di opportunità là dove il gettito delle offerte dei fedeli (seppur limitato) è continuo, gli uomini di fede spesso sono anziani, vivono soli e sono indifesi. Chiese, canoniche e conventi diventano così facile preda.

Come è accaduto nel giugno del 2017 nella parrocchia di Rebocco, dove furono trafugati 800 euro, frutto delle elemosine mensili.

I fatti sono stati ricostruiti ieri in Tribunale - davanti al giudice Giancarlo Petralia - dal parroco, don Paolo Aluisini, chiamato come testimone a concorrere al corso della giustizia terrena. «Tornai in parrocchia dopo qualche giorno di assenza per delle cure ospedaliere e trovai infranto il vetro della porta che dalla chiesa dà accesso alla canonica. Soprìi che erano state rubate le offerte dei fedeli: un brutto colpo. Feci denuncia ai carabinieri. Poi seppi dell’esito delle indagini e li ringraziai».

Il rilievo delle impronte digitali e le immagini registrate dalle telecamere di video sorveglianza poste all’esterno e all’interno della chiesa portarono all’identificazione del ladro: ancora lui, Umberto Bellicoso, il ladro seriale incubo di preti e suore. Anche queste ultime sono state a volte nel mirino. In quello stesso periodo, Bellicoso fece un’incursione nella chiesa dedicata a San Pio X, ai Colli: bottino, 460 euro

L’ultima volta che il ladro finì alla ribalta delle cronache risale al giugno del 2018 quando, complice un’impronta digitale lasciata in un convento di Rapallo, venne arrestato dalla Polizia, alla Spezia.

Il 6 maggio 2018, era entrato nel complesso gestito dalle suore Gianelline, mettendo mano al ‘tesoretto’ custodito in segreteria: 1.500 euro. Aveva poi raggiunto i giardini interni. Lì una suora l’aveva notato. Ma lui, a quel punto, aveva recitato la parte del bisognoso.

Lei c’era caduta e gli aveva allungato qualcosa da mangiare. Era poi uscito; o quanto meno così sembrava. Di sicuro nella notte successiva era tornato alla carica. Prima si era rimpinzato in cucina, poi si era diretto in sacrestia: lì si era impossessato di due oggetti sacri: pisside e patena d’oro. Per poi darsi alla fuga. Ma venne smascherato grazie all’impronta digitale: la stessa lasciata nella chiesa parrocchia di Rebocco e anche nella canonica di San Pio X. Bellicoso è difeso dall’avvocato Federico Fiore. Il processo è stato aggiornato per assumere la testimonianza dei carabinieri del Ris di Parma che repertarono l’impronta digitale.

Corrado Ricci