Quindici sulla via del cambiamento E ora le segnalazioni si moltiplicano

Incoraggianti i risultati della struttura di via Pallodola dedicata ai bisogni degli uomini che maltrattano. Formati venti assistenti sociali per la gestione delle emergenze e dei percorsi individuali e collettivi

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Se è vero che il contrasto alla violenza sulle donne non può prescindere dalla presa in carico di chi la violenza la esercita, a Sarzana esiste un esempio virtuoso che, a poco meno di nove mesi dal suo avvio, sta facendo passi da gigante. Si tratta del centro di riabilitazione socio-educativo per uomini maltrattanti di via Pallodola, inaugurato lo scorso 8 marzo e gestito dalla cooperativa sociale Ma.Ris. Ad aggiornare sull’andamento e sui progressi portati avanti dal centro Amae – che si trova all’interno di una struttura che si occupa di reinserimento e che vuole mettere in atto progetti di agricoltura sociale – ci pensa la sua responsabile, ossia la dottoressa Michela Ricci Ceffinati.

"Al momento abbiamo in carico quindici uomini che stanno intraprendendo un percorso orientato al cambiamento. Il dato positivo è che si inizia a comprendere l’utilità del nostro lavoro anche da parte dei soggetti che, su ammonimento della Questura o per via della condanna di un giudice, sono stati mandati da noi. Un uomo aveva legalmente finito il suo percorso, ma per sua scelta ha deciso di continuare a seguire gli incontri". E se questo non può essere pienamente considerato un accesso libero – ovvero la presa di coscienza da parte di un uomo che è o potrebbe essere violento e che quindi autonomamente decide di rivolgersi a questo tipo di centro – sicuramente il fatto di aver liberamente scelto di continuare ad avere supporto psicologico una volta scontata la sua pena, significa aver raggiunto un certo grado di consapevolezza. Già a luglio, a soli tre mesi dalla sua apertura, erano ben undici gli uomini presi in carico dal centro che avevano iniziato a intraprendere percorsi che potevano variare dai 6 ai 12 mesi. Un numero piuttosto alto che però non aveva consentito di mettere in piedi i percorsi di natura collettiva, ma solo quelli psicoterapeutici di tipo individuale. Ora, grazie anche alla rete regionale per il trattamento degli autori di violenza e al supporto di Asl, servizi sociali dei vari comuni dello Spezzino e Uepe, la cooperativa sociale che gestisce il centro per uomini maltrattanti è riuscita a formare 20 assistenti sociali da impiegare per implementare i servizi offerti. "Adesso ci arrivano segnalazioni anche dai servizi sociali territoriali, perché gli assistenti sociali devono valutare se il maltrattante è idoneo a incontrare i figli – ha spiegato la dottoressa Ricci Ceffinati –. Siamo riusciti a mettere in piedi anche i percorsi psico-educativi collettivi dove, ogni 15 giorni, gruppi formati da sei maltrattanti si confrontano con uno psicologo e due operatori di sesso opposto".

La soddisfazione per la costante crescita del centro che è e potrebbe essere sempre più incisivo non solo per contrastare, ma soprattutto per prevenire la violenza di genere prima che sfoci nell’irreparabile è palpabile, ma altrettanto vivida è la consapevolezza che si possa sempre fare di più. "Si è creata una bella collaborazione non solo con le forze dell’ordine, ma anche con i vari enti che si occupano di contrastare la violenza di genere – ha concluso la responsabile del centro –. Auspico che a questa rete prendano parte anche i giudici dei tribunali, così il nostro intervento potrà essere sempre più determinante".

Elena Sacchelli