La Spezia, nel convento scoperti quadri del Rinascimento

Le tele realizzate dal pittore pisano Aurelio Lomi, zio di Artemisia Gentileschi Sorpresa fra i frati di Gaggiola: "Erano in cattivo stato di conservazione"

Quadri del Rinascimento scoperti in un convento

Quadri del Rinascimento scoperti in un convento

La Spezia, 3 dicembre 2022 - "Sapevamo che quelli erano quadri di rilievo, opera di Aurelio Lomi, zio della conosciutissima Artemisia Gentileschi. Ma essendo in un così mediocre stato di conservazione, non ne eravamo mai stati in grado di apprezzarne la bellezza". Fra’ Gianluigi Amelio – Padre guardiano dei frati minori francescani di Gaggiola – racconta come le due tele dell’importante pittore pisano del tardo Rinascimento fossero state completamente offuscate dal passare del tempo. Ossidazioni, tracce di bruciature di candela e alterazioni del colore avevano coperto la bellezza e l’espressività di due dipinti che rappresentano due grandi immagini del Vecchio Testamento: Giuseppe calato nella cisterna e il Sacrificio di Isacco. "Un quadro – prosegue Padre Amelio – era collocato in una stanza del convento ad uso esclusivo nostro mentre l’altro era in sagrestia. Ci passavamo accanto senza quasi notarli, quando li abbiamo ammirati a restauro finito ci è sembrato di guadarli per la prima volta". Un lavoro di restauro paziente e certosino, realizzato grazie ad un bando dallo studio genovese Oberto. "Abbiamo analizzato – descrive la restauratrice Margherita Levoni – le tele al microscopio, utilizzando anche l’infrarosso, per conoscerne a fondo ogni dettaglio. Le pellicole pittoriche avevano perso chiarezza a causa di uno strato di sporco superficiale e i supporti tessili mostravano ondulazioni dovute alla diminuita tensione dei telai".

Da qui lunghe e complesse operazioni di pulitura delle superfici, la foderature delle tele, la sostituzione dei telai, la stuccatura delle lacune e la reintegrazione pittorica. Infine, la stesura di uno strato di vernice protettiva. Per riportare l’orologio indietro di secoli. Effetto molto visibile nella tela che raffigura il sacrificio di Isacco, dove i blu e gli azzurri esaltano il pieno significato dell’opera prima nascosto dal grigiore indistinto in cui si erano trasformate le tinte. Le due tele furono realizzate come pendant per la cappella Grimaldi nella Chiesa conventuale di San Francesco di Castelletto a Genova. Come siano arrivate a Spezia resta un mistero. "I due quadri prima di essere trasferiti a Gaggiola – dichiara lo storico dell’arte Piero Donati – si trovavano già in città, all’interno della Chiesa di San Francesco Grande, poi sconsacrata e trasformata in un magazzino con la costruzione dell’Arsenale. Un chiesa con 13 altari impreziosita da importanti opere d’arte. Tante di queste sono oggi ospitate nella Chiesa di Santa Maria Assunta, altre come la statua lignea di Sant’Antonio o i due quadri di Aurelio Lomi di cui si parla oggi al convento di Gaggiola." Ma come da Genova, dove il pittore pisano soggiornò e operò tra il 1597 e il 1604, le due tele siano arrivate nella nostra città, questo resta ancora da scoprirsi. I quadri, dopo essere stati svelati con una cerimonia ufficiale il 7 dicembre prossimo nella chiesa di S. Francesco alla presenza del Vescovo diocesano mons. Luigi Ernesto Palletti, saranno appesi nella segreteria del convento, diventando così patrimonio di tutti gli spez zini.

Vimal Carlo Gabbiani