'Collina dei veleni’ di Pitelli, ci si ammala di più per tumori e patologie respiratorie

La mortalità rientra invece nella media nazionale e della Regione Liguria

Pitelli

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La Spezia, 16 luglio 2019 - Gli incubi e le paure evocati dalla ‘collina dei veleni’ di Pitelli non si sono ancora dissolti del tutto. Eppure di tempo ne è passato, e tanto, dalla prima verità processuale, la sentenza datata 10 marzo 2011, con la quale il tribunale della Spezia mandò assolti tutti gli imputati di disastro ambientale per effetto della prescrizione di molti reati, senza contare gli avvenuti patteggiamenti (il pm Maurizio Caporuscio aveva chiesto complessivamente 42 anni di carcere). Così come è lunghissima e tormentata la storia di un caso che ha lasciato una specie di marchio sulla provincia, a lungo identificata dai mass media di mezzo mondo proprio con quella collina affacciata su scorci incantevoli diventata un gigantesco contenitore di veleni (i riflettori su quanto stava accadendo si accesero nel 1996 con un’inchiesta della Procura di Asti su un traffico illecito di rifiuti).

EBBENE di Pitelli – la cui prima discarica per inerti fu autorizzata nel 1976 – e del possibile effetto sulla salute degli abitanti torna a parlare oggi un’indagine molto qualificata pubblicata sull’ultimo numero di “Epidemiologia e prevenzione”, la rivista dell’associazione italiana di epidemilogia. Si tratta di un’analisi, giunta alla sua quinta stesura, affidata ad importanti esperti medico-scientifici. si chiama sentieri, acronimo di studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio di inquinamento. Quarantacinque i siti presi in considerazione in 319 comuni d’Italia, nel periodo compreso fra il 2006 e il 2013.

UN REPORT ad hoc è dedicato proprio a Pitelli che gli analisti indicano ricompreso entro in Comuni di Spezia e Lerici, per un totale di 102.749 abitanti e caratterizzato dalla presenza, indicata nel decreto di perimetrazione, di impianti chimici, centrale elettrica, area portuale, amianto e discarica. Una fotografia a largo raggio, scattata con gli stessi criteri adottati per gli altri siti. I risultati sono – detto in estrema sintesi – che il tasso di mortalità non è superiore a quello registrato a livello regionale, mentre il numero dei ricoverati per tutte le principali cause è superiore («in eccesso», lo definiscono i ricercatori) sia negli uomini che nelle donne per talune patologie come tumori maligni della pleura, dell’ovaio e per malattie dell’apparato respiratorio.

SCRIVONO, in particolare, i ricercatori a proposito di Pitelli: «Nella popolazione residente nel sito, la mortalità generale e per le principali cause risulta in linea con la media regionale, tranne che per le malattie respiratorie, così come era già emerso nel precedente Studio Sentieri sulla sola mortalità. L’analisi dei ricoveri evidenzia un tasso di ricoverati per tutte le principali cause maggiore rispetto al resto della regione. In particolare, tra questi gruppi di patologie, sono da segnalare gli eccessi delle malattie respiratorie (...). La mortalità per queste patologie, in particolare per l’asma, nel periodo 1995-2002 era risultata in eccesso nei soli uomini. Tra le esposizioni ambientali citate nel decreto istitutivo del sito risulta l’amianto». «Nell’analisi della mortalità nel periodo 1995-2002 – osserva ancora lo studio – era risultata in eccesso, rispetto alla media regionale, la mortalità per tumori della pleura, dell’ovaio e del polmone; quest’ultimo non in eccesso nella presente analisi, né come causa di decesso né come diagnosi principale di ospedalizzazione».