Autopsia sui pesci assediati dalla plastica

Cinque Terre, via all’indagine per misurare l’impatto inquinante sulle specie marine

Patrizio Scarpellini

Patrizio Scarpellini

Cinque Terre (La Spezia), 17 gennaio 2019 - «Sano come un pesce», diceva la nonna. Ma se anche per i pesci vale quanto per gli uomini asseriva il filosofo tedesco Feuerbach, ossia che «siamo ciò che mangiamo», ai tempi nostri c’è da nutrire dubbi sullo stato di salute degli animali marini. Questione di dieta, appunto, visto che le plastiche sono entrate a far parte dell’alimentazione quotidiana della fauna pinnata.

Consapevole di questa emergenza, il Parco nazionale delle Cinque Terre, che comprende una vasta area marina protetta, ha dato il via a uno studio inedito: misurare quanta e quale plastica entra nella dieta dei pesci. Per farlo, ha affidato ai pescatori tradizionali della cooperativa “Piccola pesca” di Monterosso il compito di prelevare esemplari di boghe, sui quali verranno eseguite... autopsie.

Nel dettaglio, i campioni refrigerati saranno inviati a Roma, ai laboratori dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del Ministero dell’ambiente, per l’esame del contenuto delle viscere.

Questo studio rientra nel progetto europeo Medsealitter, che esamina il problema dei rifiuti marini (marine litter, appunto) e il loro impatto sulla biodiversità su scala mediterranea e locale.

Quello delle autopsie sui pesci, spiega Patrizio Scarpellini, direttore del Parco delle Cinque Terre, è « un progetto pilota: per la prima volta viene applicato un protocollo per la definizione della presenza delle microplastiche nell’intestino dei pesci. L’obbiettivo è sviluppare un modello che consenta di uniformare questo monitoraggi in tutto il Mediterraneo, per avere dati comparabili». A giugno, gli esiti dello studio autoptico saranno presentati a tutte le aree marine protette. «Sono state scelte le boghe – dice Scarpellini – perché nuotano veloci in superficie e sono più soggette a ingoiare microplastiche».

Il patrimonio di conoscenza acquisito sarà utile per l’obbiettivo più grande: arginare l’immissione di plastiche in mare, attraverso azioni di sensibilizzazione o, meglio ancora, di legiferazione. «Pensi – esemplica Scarpellini – che molti dentifrici sbiancanti contengono minuscole palline di plastica, non biodegradabili, che finiscono nella catena alimentare degli organismi marini. Restando nello Spezzino, sono tema d’attualità le discariche interrante negli anni ’70 lungo il fiume Magra: contengono plastiche, parte delle quali a ogni piena finisce in piena area marina protetta. Un’azione immediata potrebbe essere almeno stabilizzare queste discariche, evitare che il contenuto si disperda in mare». Ma il mare non ha confini e i rifiuti, a prescindere da dove siano scaricato, arrivano ovunque. Per questo sono necessari progetti transnazionali come Medsealetter, di cui il Parco delle Cinque Terre è capofila: con un budget di 2,4 milioni di euro coinvolge partner di tutta l’unione europea mediterranea (Spagna, Francia, Italia e Grecia).