Gli allevamenti di molluschi devastati: troppe orate. Pescati 30 quintali in 10 giorni

Parla il pescatore di Lerici che ha il permesso speciale del ministero per poter pescare all'interno della diga foranea

Andrea Lucchesi, pescatore di Lerici, ha pescato 30 quintali di orate

Andrea Lucchesi, pescatore di Lerici, ha pescato 30 quintali di orate

La Spezia, 15 aprile 2019 – Pesca miracolosa di orate all’interno della diga foranea. Andrea Lucchesi, pescatore di Lerici, è l’unico ad avere uno speciale permesso, rilasciato dal ministero delle politiche agricole, per poter pescare all’interno della diga foranea. Il permesso, richiesto anche dai Mitilicoltori di Spezia, serve a monitorare la presenza delle orate golose di muscoli che affollano le acque del golfo.

"Il problema esiste da tantissimi anni – racconta Andrea Lucchesi – ma ultimamente le orate sono aumentate moltissimo e si nutrono solo di muscoli. Sono esemplari che vanno dai 2 ai 7 kilogrammi, quindi molto grandi e devastano gli allevamenti di mitili". All’interno della pancia di queste orate, buonissime da mangiare, si trovano in quantità pezzi di gusci di muscoli che frantumano con la bocca e che poi ingoiano.

"Hanno una bocca molto forte e grande. Sono in grado di far fuori svariati quintali di muscoli, sono molto voraci" continua il pescatore che racconta anche che in questo periodo, dopo una sorta di letargo necessario alla riproduzione nei mesi invernali, le orate nel golfo rappresentano davvero un’invasione. "Negli ultimi 10 giorni – sottolinea Lucchesi – abbiamo pescato 30 quintali di pesce". Il metodo di pesca è quello della lampara con reti circuitanti. Reti da posta fissa calate in cerchio, specifiche per pescare pesci addensati in uno spazio di mare ristretto.

L’orata ha sempre abitato i nostri mari, certamente i numerosi allevamenti presenti lungo le nostre coste, e la grande quantità di zone protette dove è proibito pescare, hanno favorito una eccessiva popolosità di questo genere di pesce. Vista la quantità di mitilicoltura all’interno del golfo, le orate hanno trovato pane per i loro denti: cibo a volontà. Ma per il settore sono un danno.

"Oltre alla quantità che mangiano, con la bocca scuotono le reste, si rompono le retine e molto del prodotto finisce sul fondo – spiega Massimiliano Pinza, amministratore dei mitilicoltori spezzini che continua – nei primi anni duemila abbiamo avuto soci che hanno perso tutta la produzione, oggi grazie a questo permesso speciale, si tiene sotto controllo il problema, quest’anno tuttavia c’è maggior affluenza".

Complice la primavera anticipata, l’acqua di qualche grado più alta, i branchi si sono spostati prima dalle zone di riproduzione, affamati e magri. "Siamo comunque costretti a proteggere i vivai con delle reti per cercare di arginare ulteriormente il problema", conclude Pinza.

Valeria Antonini