Corini, Isa: 'Dobbiamo scuoterlo dal torpore'. Marzia: 'No, meglio non deprimerlo'

I racconti della compagna di Corini sul giorno in cui fu sedato e spirò

Isabò, Corini e il testamento sotto accusa

Isabò, Corini e il testamento sotto accusa

La Spezia, 24 febbraio 2016 - PRIMA un anestetico, per farlo sprofondare nel sonno senza ritorno; poi la sedazione per accelerare la morte: una bomba farmacologica che ha prodotto la dipartita nell’arco di quattro ore, dal momento della flebo-omicidiaria (a fronte dei 2,8 giorni ’abituali’ per approdare alla morte dolce secondo i protocolli medici). Sono chiare, per gli inquirenti, le ultime ore di vita dell’avvocato Marco Corini e le «recite» orchestrate dalla sorella Marzia per convincere la fidanzata Isabò Barrack e l’avvocato Giuliana Feliciani che era arrivato il momento di mettere fine alle sofferenze di Marco. La seconda viene avvertita del peggioramento e delle decisioni assunte da Marzia «dopo un consulto con gli oncologi» quando si trovava a Genova, a partecipre ad un’udienza al tribunale del riesame. E’ a quel punto che, avvertita da Marzia, chiama il notaio Massimo Mariani per disdire l’appuntamento prefissato alle 19,30 con l’impegno a dare conferma. Ibabò, invece, alle 11, viene inviata in farmacia per acquistare le traverse per il letto e il pappagallo: «Così potrà fare le sue cose a letto...», le spiega la sorella. Isa da un lato è triste dall’altro contenta: nella sua mente si apre la previsione di un prolungato allettamento di Marco, in vista della terapia allungavita decisa il 23 settembre dal fidanzato dopo il consulto col primario Mauro Moroni, giunto a casa appositamente, proveniente da Milano, dal centro oncologico europeo. Marco, quando Isa era uscita di casa, l’aveva salutata. Una sola parola, tenera e affettuosa: «Ciao».

SARÀ l’ultima parola di Marco che Isa riesce ad udire. Perché quanto rientra a casa, 40 minuti dopo, Marco non è più cosciente. «Cosa è successo?» Isa chiede a Marzia, preoccupata. E lei, medico-anestestista, le spiega della decisione assunta di concerto con gli onologici. Isa è perplessa, risentita: «Ma perché non l’hai detto a Marco? Sarebbe stato opportuno...». La frase è riportata nell’interrogatorio verbalizzato dai carabinieri il 22 gennaio scorso, col corredo della risposta: «Meglio di no, per non deprimerlo ancora di più». Secondo i pm Luca Monteverde e Giovanni Maddaleni anche quell’espressione costituirebbe il tassello del mosaico costruito da Marzia per «uccidere» il fratello con l’obiettivo di evitare l’incontro preprogrammato col notaio quella sera stessa e, in prospettiva, nel caso la terapia allungavita avesse avuto corso a partire dal sabato successivo, il matrimonio con Isabò, per dare il corso al quale l’avvocato aveva chiesto lumi al giudice Diana Brusacà e all’amico Giuseppe Rampini.

OLTRE alle fasi successive, già note, di quel drammatico pomeriggio – l’arrivo dell’avvocato Giuliana Feliciani da Genova, dell’infermiere Fabio Giannelli da Pisa alle 14,30 col catetere e un sacchetto di fiale, l’inizio della sedazione alle 15 con l’inserimento della farfalla collegata dalla flebo da parte di Marzia – trapela ora che alla stessa ora arriva la domestica Stefania Tognani «che si andava ad occupare della proprie mansioni» riferisce Isa e che alle 17 sopraggiungeva Susanna Cacciatori. I ricordi dei momenti successivi nella mente di Isa sono questi: «Poco dopo le 17 sopraggiungeva in casa un medico, credo dell’Asl della spezia, di cui non ricordo il nome, contattato telefonicamente quel giorno da Marzia che, secondo da quanto lei detto, le era stato consigliato dal medico di famiglia ma non so dire per quale ragione». Il decesso di Marco è collocato fra le 19 e le 19,30. E Isa, in lacrime, ha fatto mettere a verbale:«Da quanto sono uscita per recarmi in farmacia non ho più avuto modo di parlare con Marco». Nella sua mente risuona ancora quell’unica parola, intrisa di riconoscenza, di aspettative: «Ciao».