Sparatoria a Spezia, folla e commozione al funerale

Partecipazione corale e sostegno anche all’ex moglie in lacrime della vittima

Il funerale (foto Frascatore)

Il funerale (foto Frascatore)

La Spezia, 17 marzo 2019 – Si sono ritrovati da soli, davanti alla bara, nella cappella del cimitero di Cadimare, lì dove si è sciolto l’imponente e composto corteo funebre, scandito da singhiozzi e preghiere: Nicoletta Novelli e i figli Gregorio e Micol di 27 e 20 anni. La ricomposizione per la quale tanto si era adoperato Vincenzo D’Aprile, marito separato di lei e padre dei ragazzi, si è compiuta nella maniera più dolorosa: senza di lui, vittima del disegno o impeto omicida di Francesco Ruggiero, il maresciallo dell’Aeronautica reo-confesso del delitto a mano armata. Un momento di grandissima intimità quello vissuto dalla famiglia ritrovata nel camposanto del borgo, all’ombra dei cipressi che filtravano i raggi di un sole primaverile. E’ successo a sigillo dell’altra testimonianza di ritrovata unità: madre e figli sono stati fianco a fianco nella chiesa di Cadimare, con le braccia avvinte, per gran parte della cerimonia. Lei, Nicoletta, con gli stessi vestiti del giorno del delitto con i quali era stata ricoverata in psichiatria, con gli occhi gonfi di lacrime, il fazzoletto costantemente in mano per asciugarle. Ogni tanto un fremito. Ad ogni fremito, le carezze premurose di Micol.

La piccola chiesa del borgo marinaro, ovviamente, non è riuscita a contenere la folla che si è radunata per dare l’estremo saluto a Vincenzo: la maggior parte della gente era fuori, in un silenzio quasi assoluto, rotto solo dai ricordi positivi per Enzino: "L’anima del paese". Nel tempio, dedicato alla Madonna del Pianto, la parole di conforto del parroco, don Luigi Figone. Nessun giudizio sulla tragedia, "ci dovrà pensare chi è deputato a farlo".

Ma un’accorata riflessione il cui filo conduttore, insieme a quello della fede per chi crede in Dio, è stato quello della speranza e della comunità, valori di riferimento per tutti. "Stare insieme a condividere il dolore è una bella prova di comunità, di solidarietà, che aiuta a guardare con serenità al domani, anche al pensiero di quella che verrà quando si congederemo da questa terra e vivremo della pace di Dio".

La proiezione del pensiero oltre alla morte è stata la costante del rito. Ma il sacerdote ha indugiato molto sul concetto di bontà: "La scintilla del bene alberga nei cuori di tutti, dobbiamo solo alimentarla, sostenerla, soprattutto quando la vita pare volerla soffocare". E sabato quella scintilla si è fatta fuoco ideale in una comunità sgomenta e solidale: verso i familiari della vittima, senza distinzione di ruoli, riconoscendo nell’abbraccio ritrovato il più bel conforto per Enzino che non è più fra i suoi cari, tra la sua gente di Cadimare, gente salmastra e di grande cuore, come anche ieri ha dimostrato.

Corrado Ricci