Nuova vita alle ex fornaci Il progetto di Daria Ricci

Residenza sanitaria assistita, studio di appartamenti in cohousing,. ristorante, uffici, albergo e area coltivabile. Il tutto in chiave sociale .

Migration

E’ stata per anni il simbolo del lavoro della zona per poi trasformarsi in un luogo abbandonato e senza più anima. La ex fornaci Filippi sulla via Aurelia a Castelnuovo Magra potrebbero tornare a svolgere una funzione pubblica grazie al Tribunale che ha accolto la battaglia del Comune contro gli ex proprietari di una parte del sito. Ma per riabilitare un’area così vasta, bonificarla e renderla vivibile servono investimenti e idee.

Uno spunto potrebbe arrivare da Daria Ricci, che ha discusso la tesi di architettura all’Università di Pisa presentando un progetto di riqualificazione dell’ex Filippi. L’interessante lavoro verrà presentato martedì 28 all’area verde del centro sociale di Colombiera nell’ambito della rassegna ’Castelnuovo si ricerca’ dedicato a quattro studenti universitari che hanno concluso il loro percorso con tesi sul territorio: oltre a Daria, anche Laura Bologna 4 agosto ore, Greta Petacco 11 agosto e Beatrice Giardino 21 luglio. Daria Ricci è residente a Luni ma è sempre stata attratta da quell’area dismessa. "L’idea della tesi – spiega Daria – nasce da tre fattori. La voglia di ridare dignità a una parte di territorio con un passato pregevole, la passione per il recupero architettonico e urbanistico su archeologia industriale e il desiderio di dedicare il progetto ai più deboli e bisognosi".

Particolarmente interessante l’idea di rivitalizzare la vecchia fabbrica nella quale veniva trattato il laterizio per l’edilizia come area sociale. "Ho pensato – prosegue – a quale finalità avrebbe potuto svolgere quell’immensa area: occasione ideale per dare una mano a chi ne ha più bisogno. Nella grande fornace secondo il mio progetto troverebbero posto una residenza sanitaria assistita, uno studio di appartamenti in cohousing, un ristorante in cui impiegare persone diversamente abili, una vasta distesa dalla quale si possano raccogliere i frutti dal terreno, uffici e un albergo. Il tutto verrebbe sviluppato attorno ad una grande piazza sotto la volta a botte esistente, coperta con struttura leggera per renderla vivibile tutto l’anno".

Un progetto all’avanguardia. Da cosa ha tratto spunto? "Ho seguito il principiodel lasciare un segno senza lasciare segni per restituire il parco a tutti, destinandone la maggior parte a più attività coesistenti, e il rimanente alla coltivazione, e recuperare quanto più possibile della fabbrica, mantenendo nelle parti sostituite attinenza con l’originale per volumi e materiali. Questa zona mi ha sempre incuriosita, in particolare le fornaci con la loro sagoma silenziosa immersa in un parco con un grosso lago, parco di cui pochi riescono a percepire l’estensione che è in realtà pari a circa trenta campi da calci".

Massimo Merluzzi