Norme anti peste, i cacciatori fanno muro

i capi abbattuti devono essere consegnati alla Asl per controlli. Ma le doppiette non ci stanno. Coldiretti: "Troppi vincoli. Impensabile"

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La massiccia presenza dei cinghiali sul territorio ligure è diventata ingombrante e pericolosa ma nonostante l’apertura a un aumento dei capi annuali da abbattere è arrivato il ’no’ dei cacciatori. Le doppiette infatti si stanno opponendo alla procedura stabilita per la verifica e costante monitoraggio dell’epidemia che da tempo sta colpendo i suini. Proprio per tenere sotto controllo gli sviluppi dei contagi i capi abbattuti dovrebbero essere consegnati all’Asl veterinaria per i controlli.

La situazione si è già posta come problema in Liguria, in particolare nel distretto Savona-Levante all’interno del quale le 36 squadre di cacciatori abilitate al cinghiale che fanno parte dell’ambito Atc1 si sono rifiutate di procedere agli abbattimenti. Questo perché i capi dovrebbero poi essere consegnati all’Asl 2 per le analisi. Sul tema si sono mossi Gianluca Boeri, presidente Coldiretti Liguria, e Bruno Rivarossa, delegato confederale, denunciando l’incongruenza tra la norma regionale che allarga il numero degli abbattimenti con i vincoli ai quali sono sottoposti i cacciatori. "Tutto questo non è accettabile – spiegano Boeri e Rivarossa –, non è pensabile a ridosso dell’apertura della stagione ritardare ancora l’abbattimento degli ungulati. I cinghiali rappresentano il principale veicolo di diffusione della peste. Bloccare in questo modo le operazioni che consentirebbero il contenimento dell’epidemia, limitando l’invasione degli animali e i conseguenti danni alle colture della zona, causerebbe un danno enorme in termini sia economici che di sicurezza". La caccia al cinghiale apre il 2 ottobre e proprio a causa dell’aumento del numero dei capi è stato alzato a 35.451 il contingente di capi da abbattere. "Se però i cacciatori si rifiutano in tal modo di mettere in atto gli abbattimenti, opponendosi allo svolgimento di attività fondamentali per la sicurezza di cittadini, agricoltori e allevatori della Liguria rischiano di confermare l’ipotesi di interessi economici che vanno ben oltre il concetto di caccia sportiva. Le istituzioni devono trovare un’alternativa".