Naufraghi e naufragi, mostra al Galata

La rassegna di Pietrasanta attiva nella galleria fino al prossimo 26 giugno

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Sviluppata intorno al tema del naufragio come metafora della vita, come sentimento profondo e accidentale che pone gli esseri umani davanti alle questioni fondamentali dell’esistenza, ha inaugurato nei giorni scorsi la mostra ‘Naufraghi e naufragi’. Ospitata al Galata Museo del Mare, nella Galleria delle esposizioni, sarà attiva fino al 26 giugno. Dopo un primo passaggio all’Acquario di Milano, la rassegna di Barbara Pietrasanta approda, letteralmente, nelle sale del più grande Museo marittimo del Mediterraneo. Tele di grandi dimensioni realizzate esclusivamente con la tecnica dei colori a olio, raccontano di uno dei temi universali dell’umanità e cioè il naufragio.

Lo fanno con una sensibilità tutta femminile, che nulla toglie però alla potenza drammatica che questo tema sottende e reca con sé. Le figure femminili della pittrice, sia che fluttuino livide in uno spazio indefinito o che siano sedute, spossate e sopravvissute alla furia di una tempesta, narrano di naufragi di cui non sempre il responsabile è il mare. Alcuni naufragi, infatti, non hanno bisogno di barche e di mari in tempesta, ma irrompono nelle nostre vite con altrettanta violenza. A questi, come a quelli reali, non resta che opporsi aggrappandosi ad una corda, come quella che qualcuna delle giovani donne di Barbara Pietrasanta regge tra le mani. Come scrive Elisabetta Polezzo, curatrice della mostra, "naufragano le navi ma anche i sogni, le unioni, i progetti...". Al centro del lavoro c’è una visione della realtà carica di valenze esistenziali e psicologiche di affascinante complessità, osservata da una prospettiva femminile molto accentuata. Nella sua ricerca, che si articola pienamente nella narrazione costruita da queste tele, l’artista mette in gioco i temi fondamentali legati al senso profondo dell’esistenza e dell’identità individuale. Nella mostra sarà visibile un video sul tema, con interventi e commenti della scrittrice Igiaba Scego, dello sceneggiatore e drammaturgo Roberto Scarpetti, del critico Diego Pasqualin e dell’artista Renato Galbusera.