Morta dopo una caduta dal terrazzo: tre indagati per omicidio colposo

Costruttori accusati per il crollo di un balcone che costò la vita a una casalinga

I carabinieri sul balcone dove crollò la ringhiera: la casalinga stava annaffiando i fiori e precipitò nel vuoto. Per lei non ci fu nulla da fare. La tragedia il 12 settembre scorso

I carabinieri sul balcone dove crollò la ringhiera: la casalinga stava annaffiando i fiori e precipitò nel vuoto. Per lei non ci fu nulla da fare. La tragedia il 12 settembre scorso

La Spezia, 24 marzo 2018 -  Aveva  l’annaffiatoio in mano e stava dando acqua ai gerani che adornavano il piccolo balconcino di casa, sporgente di circa 50 centimetri. Si è appoggiata alla ringhiera e questa si è staccata di botto dalla parete del palazzo. Un volo choc, dall’altezza di otto metri, per una casalinga di 55 anni, Cinzia Venturi. Traumi devastanti per lei. Nulla da fare per tenerla in vita.

La tragedia risale al 12 settembre scorso. Ieri, all’esito dell’inchiesta svolta da pm Elisa Loris, sono stati notificati tre avvisi di garanzia per concorso in omicidio colposo: al progettista e ai due rappresentati legali della ditta che, nel 2000, costruì il palazzo, in salita Ruffino 11 alla Spezia, in posizione panoramica, con vista sul Golfo dei Poeti.

Nel mirino sono finiti i ‘tasselli’, i cosiddetti fischer, con i quali la ringhiera, senza appoggi a terra, era assicurata al muro esterno dell’edificio: si sfilarono dal cemento e dai mattoncini forati di cui era costituita la parete. Un’insidia, complice la decompressione a cui, col tempo, sono andati incontro i tasselli di 12 millimetri di diametro, già di per se, secondo l’accusa, inadeguati. All’inizio il serraggio, indotto dall’espansione, era efficace. Alla distanza i fischer si sono, per così dire, rattrapiti, facendo venire meno la presa sul muro. E’ bastato che la casalinga appoggiasse il corpo alla ringhiera e questa è venuta giù, in un attimo, senza permetterle di fare un passo indietro per mettersi in salvo.

A indagare sull’incidente sono stati i carabinieri e un consulente tecnico della procura, l’ingegner Marco Sobrero.

Le loro relazioni hanno indotto il pm a contestare al progettista di aver omesso di progettare in modo specifico i parapetti e i loro sistemi di tenuta, certificando poi la conformità senza aver vigilato sull’esecuzione delle opere specifiche.

Ai costruttori viene addebitata la colpa di una scelta erronea dei tasselli, di non aver tenuto conto dell’entità del carico strutturale al quale potevano essere esposti e della scarsa resistenza del substrato in muratura forata. Nel mirino anche i fori, nel parapetto, attraversati dai tasselli: erano ovali anzichè circolari e questo, col tempo, ha compromesso la tenuta.

Gli indagati hanno ora tempo 20 giorni per fornire alla procura elementi per contrastare l’accusa: possono farsi interrogare o presentare memorie difensive. In pista, intanto, gli avvocati Fulvio Biasotti, Andrea Lazzoni e Maurizio Raffaelli.

Corrado Ricci